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La Camera dei Deputati sta votando in questi giorni la legge finanziaria per il 2011, dove con il maxi emendamento del Governo, è stato reinserito il 5 per mille, ma ridotto ad un quarto, cioè con un tetto di 100 milioni anziché di 400 come in precedenza.
È grave che il volontariato subisca questo taglio così drastico, pur in una manovra economica segnata duramente dalla crisi.
Un’«offesa a tutto il mondo del volontariato» è il commento del Presidente di Ciessevi, Lino Lacagnina, all’indomani dell’approvazione del maxiemendamento alla legge di stabilità che «opera un taglio del 75% rispetto al 2010 sulle risorse che provenivano da una libera scelta del contribuente».
Nel provvedimento, di fatto il tetto massimo che per il 2010 era di 400 milioni si riduce a 100 milioni di euro.
«Di anno in anno – commenta Lacagnina – le risorse che il volontariato ha ricevuto dal 5 per mille si sono man mano erose. Se a questo aggiungiamo i ritardi nei pagamenti, i ricorsi per gli errori formali, le aggiunte di nuove categorie di beneficiari, la confusione ha raggiunto l’apice. Di controcanto in Parlamento giacciono alcuni progetti di legge volti a dare ordine a questo strumento di raccolta fondi, ma mai presi in esame seriamente. Tre legislature sono passate da quando è nato il beneficio del 5 per mille e ogni anno le associazioni ci chiamano per capire come devono comportarsi. E ogni anno dobbiamo impiegare tempo e risorse per aggiornarci sulle novità, per esserne al corrente e per fornire un servizio puntuale e preciso di informazione verso i nostri utenti, che sono poi le organizzazioni di volontariato».
Una scelta, quella del Parlamento che va in controtendenza con le aspettative dei cittadini.
Sono, infatti, milioni (14.652.659 solo nel 2008) i contribuenti che scelgono di sostenere economicamente le associazioni di volontariato apponendo nel modello di dichiarazione dei redditi il codice fiscale dell’ente preferito.
«Non è un segreto che Comuni, Provincia e Regione, blindate tra rispetto del Patto di stabilità e tagli dei fondi per le politiche sociali, hanno pochi soldi in cassaforte» chiosa il Presidente di Ciessevi. «E, di conseguenza, gli enti locali, rimborsano con il contagocce i costi delle attività e dei servizi resi dal volontariato. A questo ostacolo, se ne è aggiunto un altro che zavorra non solo l’azione ma anche lo sviluppo delle associazioni, il taglio ai fondi del 5 per mille».
Il mondo del no-profit, insieme a CSVnet, Forum Terzo Settore, Consulta del Volontariato e ConVol, si è mobilitato invitando tutte le associazioni di volontariato ad inviare un appello alle Istituzioni, in cui si chiede di reintegrare le risorse per i servizi sociali e per il 5 per mille.
“Chiediamo al Governo e al Parlamento – come si legge nell’appello – di onorare gli impegni, di ascoltare il non-profit e di non colpire i servizi sociali, di non togliere quelle risorse che in applicazione del principio di sussidiarietà i cittadini danno al Volontariato e al Terzo Settore.”
Il 5 per mille diviene così l’1,25 per mille, colpendo soprattutto le piccole realtà, così presenti nei territori, e così essenziali oggi nel pieno della crisi.
“Chiediamo al Parlamento di compiere un atto di grande responsabilità, reintegrando il 5 per mille e i fondi per i servizi sociali.”
Invitiamo tutte le associazioni a diffondere l’appello, da inviare agli indirizzi di tutti i rappresentanti istituzionali del Governo.