(A firma di Nicola Facciolini) –


“È un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”.

Sono le parole pronunciate dall’astronauta americano Neil Armstrong mentre posava il suo piede sulla soffice superficie del suolo lunare.
Erano le 21:56 del 20 Luglio 1969 ora di Houston (Usa), in Italia le ore 4:56 del 21 Luglio.
Fu un’impresa storica ma soprattutto un successo politico interamente ascrivibile al presidente J. F. Kennedy, ai limiti delle possibilità tecnologiche umane.
Fu deciso di andare sulla Luna e in meno di dieci anni il sogno divenne realtà, grazie all’Agenzia Spaziale Americana NASA. Fu sufficiente applicare a dovere la fisica di Newton.
Stregati dalle sonorità di “Fly Me to the Moon” di Frank Sinatra, nel 40mo anniversario dello sbarco sulla Luna, auguriamoci di cuore di riscoprire e irradiare a tutti quello spirito pionieristico che ha portato l’umanità a calpestare il suolo lunare.
Iniziate il 4 ottobre 2007 le celebrazioni dei primi 50 anni dell’Uomo nello spazio, in questi mesi abbiamo avuto sempre qualcosa e qualcuno da ricordare per rivivere insieme l’inizio dell’avventura umana nella Galassia.
Nelle sale cinematografiche di tutto il mondo (quando in Italia?) i cultori delle scienze spaziali hanno avuto modo di vedere il bellissimo film-documentario “In the Shadow of the Moon” (Usa, 2007) del regista Ron Howard, la prima epopea cinematografica ad alta definizione, dedicata alle missioni Apollo della Nasa, per la prima volta presentate al grande pubblico con effetti “4D”. L’alto livello di qualità artistica e cinematografia raggiunto dalla documentaristica americana in tema di spazio e missioni umane nel Cosmo, è sotto gli occhi di tutti. Siamo ben oltre la fantascienza degli effetti speciali perché è la realtà dei filmati d’epoca a suscitare l’emozione del volo cosmico.
Molti documentari, sceneggiati televisivi e film come “Uomini veri”, “Apollo 13” e l’ottima serie “Dalla Terra alla Luna” di Tom Hanks, in questi anni hanno cercato di trasmettere l’essenza del volo umano nello spazio, intorno alla Terra e dalla Terra alla Luna, per descrivere e far rivivere quelle emozioni a chi ancora non c’era nei giorni gloriosi dei programmi Mercury, Gemini e Apollo.
Tutto ebbe inizio nel 1947 quando il pilota americano Chuck Yeager “frantuma” il muro del suono. La caduta di quella mitica barriera stimola la preparazione di una ancor più grande conquista dello spazio. La scienza, la volontà competitiva sul piano politico, i grandi sviluppi della tecnologia ed un gigantesco impegno finanziario ed organizzativo, pubblico e privato, concorrono a preparare la storica impresa.
Ma, per il pieno successo di essa, occorrono gli “uomini giusti”, occorrono piloti veri scrupolosamente selezionati, superdotati e severamente addestrati: esseri intelligenti e coraggiosi, gli “scout” nello spazio. Il film “Uomini Veri” (The Right Stuff, Usa 1983) di Philip Kaufman, documenta e racconta la storia dei “magnifici sette” che gli Stati Uniti d’America prescelsero a tale scopo (Shepard, Glenn. Carpenter, Grisson, Shirra, Slayton e Cooper) anche in rapporto ed a testimonianza dei valorosi che li hanno preceduti, superando nel cielo altre difficoltà e barriere. Nel 2000 Tom Hanks, Imagine Entertainment e HBO presentano lo sceneggiato “Dalla Terra alla Luna”, la drammatica storia delle indimenticabili missioni Apollo e dei loro eroici astronauti, dallo storico discorso del presidente John F. Kennedy, passando per le prime spedizioni nello spazio con equipaggio a bordo, fino al momento cruciale del programma spaziale: l’uomo sulla Luna.
“Un piccolo passo per un uomo…un grande passo per l’umanità”.
Raccontate con una tensione narrativa senza precedenti attraverso le interpretazioni memorabili di Cary Elwes, Sally Field, Chris Isaak e tanti altri, queste sono le storie di uomini, donne e bambini che vissero, respirarono e costruirono, a partire dalla forza di volontà, uno dei successi più straordinari nella storia del genere umano.
Il film è uno spettacolo per gli occhi e la mente, dalla partenza degli astronauti, all’abbandono dell’orbita terrestre quando tutto ebbe inizio.
E per la prima volta siamo con loro, li possiamo seguire sul Modulo di Comando nei giorni in cui gli astronauti vivono le loro lunghe ore di attesa: prima e dopo la cattura gravitazionale della Luna, l’immissione in orbita lunare, il distacco del Lem, la discesa sulla superficie sconosciuta e proibita della Luna, gli esperimenti scientifici condotti sulla superficie non da robot o sonde automatiche ma da veri esseri umani, o meglio da “uomini veri”, gli astronauti della Nasa. Esperimenti che hanno contribuito alla fondazione della nostra attuale comprensione del ruolo dell’Uomo sulla piccola sfera blu della Terra e nell’Universo. Fino al decollo dello stadio superiore del Lem per l’aggancio in orbita al modulo di comando e il ritorno sulla Terra.
Ogni Modulo di Comando e ogni Lem, ha avuto il proprio nome nelle sette missioni Apollo. Li sapete? Li ricordiamo nel film “In the Shadow of the Moon” direttamente dalla viva voce dei numerosi astronauti che hanno vissuto in prima persona il viaggio verso la Luna.
Perché questo titolo al film? Sono parole ispirate a quelle pronunciate dal Presidente J. F. Kennedy di spedire un americano sulla Luna e di farlo tornare a casa sano e salvo, in meno di 10 anni. Kennedy ha modificato radicalmente il modo di ragionare della gente. Anche di quanti nel mondo credevano che fosse impossibile. Un sogno, uno spirito, una realtà scientifica e tecnologica che ha animato tutte le missioni Nasa, fino alle astronavi Apollo, fino ed oltre l’ultima navicella che posò le zampe del Lem sulla Luna, l’Apollo 17 nel 1972.
Jim Lovell è famoso per essere stato il comandante dell’Apollo 13, la missione “abortita”, ma pochi ricordano che Jim era stato anche a bordo del primo volo umano ad aver lasciato la gravità della Terra per sconfinare nello spazio della Luna, l’Apollo 8.
Lovell racconta: “Dalle profondità siderali della Luna, puoi nascondere la Terra dietro il tuo pollice, e con essa tutto quello che hai conosciuto: i tuoi affetti, il tuo lavoro, i problemi della Terra, tutti nascosti dietro il tuo dito. Allora, ti rendi conto di come siamo realmente insignificanti”.
La missione Apollo 13 venne definita “un fallimento di grande successo”, perché l’equipaggio non poté camminare sulla Luna, ma grazie ad un enorme sforzo collettivo (anche del personale a terra) i tre astronauti riuscirono a rimanere vivi ed a tornare sulla Terra.
Alcuni dei commenti più interessanti vengono da un astronauta che non mai ha messo piede sulla superficie lunare, il pilota del Modulo di Comando dell’Apollo 11, Michael Collins.
Nel film racconta la sua esperienza di navigatore. A missione compiuta, quando l’Apollo 11 ammarò sull’oceano Pacifico, la prima reazione di Collins, quando il sommozzatore aprì il portello della capsula del modulo di commando, fu quella di ammirare la bellezza delle profonde acque blu della Terra.
Sensazioni tipiche di un alieno in visita alla Terra. E, in un certo senso, fu così.
Poiché non c’è nulla di comparabile al livello altamente divulgativo ed educativo della visione del film-documentario “In the Shadow of the Moon”, abbiamo ragione di credere che il successo dell’opera possa servire a far capire quanto reali ed attuali sono per tutti noi, ancora oggi, quei giorni gloriosi. Le sette missioni Apollo costituiscono poche pagine di Storia sui libri che mai furono in grado di registrare le reali sensazioni di quanto accadeva in tempo reale, 50 anni fa.
Con il film “In the Shadow of the Moon” tutti possono rivivere subito alcune di quelle sensazioni che molti della generazione dell’Apollo hanno vissuto in diretta Tv.
È uno strumento ma anche il miglior auspicio per ispirare la nuova generazione di astronauti che ritorneranno sulla Luna, per poi conquistare Marte e Venere, ed espandere la presenza dell’Umanità nel resto del Sistema Solare e nella Galassia. Con quello spirito da pionieri che ci ha portati a calpestare il suolo lunare il 21 luglio 1969.
Il sesto astronauta dell’Apollo 16, il “moonwalker” John Young, ce lo ricorda nella sua visione prospettica dallo spazio. “Ci sono molte cose come l’inquinamento urbano che si notano subito quando sei in orbita.
Puoi vedere su ogni grande città della Terra la propria caratteristica cappa di smog, unica e inconfondibile. Allora volgiamo il nostro sguardo là fuori per il futuro dei nostri figli e nipoti. Ma qui sulla Terra che cosa ci preoccupa? Il prezzo di un gallone di carburante”. Osservare la nostra Terra dallo spazio, orbitare intorno ad essa, è senza alcun dubbio un’esperienza necessaria per comprendere le necessità vitali della nostra casa-Terra, l’unica che abbiamo, per salvare questo nostro piccolo pianeta blu e consegnarlo alle future generazioni. Dopo tutto, i vari movimenti ambientalisti nacquero all’indomani delle missioni spaziali degli Anni ’60 e ’70 che aprirono le coscienze alla visione della una nuova Terra. Senza le missioni Apollo della Nasa, e quindi, degli Stati Uniti d’America, non avremmo mai avuto la percezione globale dei problemi ambientali odierni.
L’esplorazione dello spazio è importante e deve coinvolgere tutti, per il nostro futuro di uomini e di specie senziente. Non è solo una celebrazione delle missioni Apollo ma anche del volo umano spaziale che ci attende. Là fuori…
E ci sono davvero 100 persone pronte ad iniziare l’addestramento per il loro primo volo sub-orbitale dal costo abbordabile di 200mila dollari.
Della spazio-mobile si sta occupando la compagnia privata Virgin Galactic, creando una compagnia di voli spaziali per viaggi turistici, ricerca scientifica, mineraria e possibili sviluppi commerciali nel Sistema Solare. La partenza della spazio-mobile Space Ship II non avverrà prima del novembre 2009, dal deserto del Mojave (Usa).
Ora tocca all’Europa, fare il suo balzo sulla Luna, prima della Cina.