(A firma di Luisa Stifani) –

L’Aquila surreale, silenzio assordante tra palazzi e case, ricordi, radici e vite spezzate.
Il 6 aprile 2009 , alle ore 3:32, L’Aquila fu colpita da un terremoto di magnitudo 6.3 Mw e tra l’8º e il 9º grado di distruzione della Scala Mercalli .
Il bilancio finale fu di 309 vittime, oltre 1.500 feriti, la quasi totale evacuazione della città, circa 65.000 sfollati. Da quest’anno il 6 aprile è la Giornata nazionale della memoria per le vittime del terremoto dell’Aquila e delle altre calamità che hanno colpito il territorio italiano.
C’è il dolore e anche la speranza, ma soprattutto la forza testarda e fiera di un popolo che non si arrende e che la città la rivuole bella com’era. Rivuole il centro con le sue chiese e le sue piazze perchè è lì che c’è la storia di una Nazione come l’Italia tra vite di persone, luoghi e cultura.
Due anni fa la città contava 75 mila residenti, l’ultimo dato, aggiornato al 31 luglio 2009, attesta 72.911 abitanti residenti nel Comune dell’Aquila.
Gli studenti delle scuole erano e sono 17 mila, quelli iscritti nell’università erano 25 mila e oggi sono 23 mila.
Nel Comune dell’Aquila e nei comuni del cratere è stato rilevato al 12 aprile 2011 che il totale delle persone in soluzioni alloggiative a carico dello Stato sono 22.916; beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione 13.425; persone assistite in strutture ricettive e strutture di permanenza temporanea 1.260.
Su 75 mila edifici privati, 11mila hanno un danno medio e 23mila un danno grave; gli edifici pubblici, 550 hanno un danno medio e 470 un danno grave; il patrimonio culturale, 1000 hanno un danno grave.
Le pratiche ammesse a contributo sono ad oggi 16563, riguardano principalmente edifici con danni medi.
All’Aquila si è capito bene che nessuno può oramai permettersi d’ignorare dicendo “terremoti” di che cosa si tratti. Ma non è tutto qui. Dopo questo primo livello di consapevolezza ne troviamo un altro più intrigante. Quasi che mentalmente penetrando, perché freschi di sisma, nelle viscere della terra ci si sentisse trascinati nel suo ubi consistam, di essenza che appare terribilmente più pregnante e chissà come – fantastichiamo – “motivata”, tanto per usare un linguaggio umano. Questa specie di miniprologo con l’accenno ad un secondo livello di conoscenza ci appare ora più significativo, perché questa volta si spinge in senso inverso, proprio ai fini della nostra ragione di essere.
La “vivacità” del pianeta terra comporta, per la vita ospitata, compreso l’ultimo arrivato, l’Uomo, una serie di incognite e di reali problematiche che debbono essere affrontate giorno dopo giorno, a! costo di una serie infinita di adattamenti, attraverso i quali gli esseri viventi hanno cercato di sopravvivere anche nelle condizioni più avverse. La realtà è che la Terra “vive” la propria esistenza nell’ambito di una logica che quasi sempre contrasta violentemente con quella del mondo umano, animale e vegetale.
L’Uomo può riuscire, in alcuni casi, a modificare a proprio vantaggio un limitatissimo numero di ambienti: costruire città, ponti, strade e autostrade, porti, dighe gigantesche, perforare montagne con gallerie che possono svilupparsi anche sotto il livello del mare, coltivare spazi immensi, tagliare istmi e creare canali navigabili, volare nello spazio, andare sulla Luna, ecc. ecc., ma non potrà mai interferire nelle dinamiche che governano i comportamenti viscerali del nostro pianeta che, a loro modo, ignorano la presenza dell’umanità e potrebbero spazzarla via in un attimo e per sempre.
E se l’Uomo dovesse scomparire, le albe, i tramonti, il vento la pioggia, i terremoti, i vulcani continuerebbero ancora nei milioni di anni a caratterizzare la Terra.
Dunque, la nostra permanenza, e non solo la nostra, è strettamente dipendente da un consenso della Terra, insomma da un consenso geologico, o, in casi rari ma non troppo, anche da un consenso per così dire spaziale, ovvero, dall’impatto di asteroidi, comete, meteore. I danni provocati dal sisma abruzzese del 6 aprile 2009 sono il classico esempio della superficialità degli Enti locali responsabili della sicurezza civile; Enti ai quali era stata sottoposta, dalla Commissione Grandi Rischi, la mappatura precisa degli interventi agli edifici collocati nell’area a maggior rischio, evidenziando la necessità di verificare le controsoffittature, i camini, i cornicioni, ecc., in condizioni precarie, mappa voluta dal governo, forse sottovalutata.
Allarmi erano stati annunciati dai giovani alloggiati alla Casa dello studente, dove si erano verificate anomalie nella struttura, causate da sciami sismici di ridotta entità, anomalie significative riguardo la sicurezza.
Purtroppo tutto è stato ignorato dalle competenti Autorità locali, eppure, le cronache storiche testimoniano i vari eventi avvenuti in passato nel territorio, come ad esempio quelli del 1315, 1439, 1456, 1461, 1703 che distrussero o danneggiarono gravemente L’Aquila (da Natura Nascosta, numero 38, 2009 ).
Si hanno notizie di terremoti anche dai tempi dell’Impero Romano e del Periodo Repubblicano, nonché di eventi precedenti “scritti” nella morfologia del territorio: faglie, fratture, scalini rocciosi testimoni di rigetti causati da bruschi movimenti della componente litologica.
È da considerare che la città giace su un terreno costituito dall’ex fondo di un lago del Quaternario (inizio era Quaternaria o Neozoica circa 1,8 milioni di anni fa ), quindi su un terreno incoerente, scomponibile da scuotimenti tellurici.
Il terremoto che ha colpito L’Aquila non costituisce una novità e, data la situazione tettonica dell’area, è ragionevole non ignorare l’eventualità di ulteriori eventi sismici, pertanto è auspicabile che la ricostruzione avvenga con criteri veri di sicurezza antisismica,
non farlo è semplicemente da classificare come reato.
La città per “rinascere” ha bisogno di scelte innovative e coraggiose, le vite oggi vaganti hanno bisogno di ritrovarsi e tornare ad essere presto una comunità.