(A firma di .) –

Sono un Vigile del Fuoco al termine del periodo di servizio svolto nel mese di luglio a sostegno delle popolazioni dell’Abruzzo colpite dal sisma.
Questo è un tentativo di riassumere l’insieme dei sentimenti, della valutazioni date a questa esperienza, limitato sicuramente dal fatto che l’impegno lavorativo è stato totale ma arricchito contemporaneamente da quel contatto umano profondo che si stabilisce con la gente tipico del nostro lavoro.
Proprio questo “contatto diretto” fa emergere immediatamente stridenti contraddizioni tra l’immagine “esterna” Istituzionale della catastrofe e la realtà.
La vetrina mediatica messa in piedi con la consueta disonestà si svela immediatamente nel disagio profondo delle vittime, abbandonate e “recluse” nei campi.
Le modalità vessatorie e oppressive dei numerosi check point militari armati fanno capire che uno dei progetti messo in campo è quello di esasperare la popolazione favorendo o “forzando” quindi una diaspora che risolverebbe parte dei problemi che lo Stato non vuole affrontare.
Lo si capisce vedendo le case che si stanno ricostruendo nella periferia con una celerità forzata (adoperando manodopera in condizione di stress evidenti) tipica dei set cinematografici o televisivi; 1000 fortunati o poco più verranno sistemati in questi alloggi con grande prolusione di telegiornali e grandi inaugurazioni.
Lo “spot” tranquillizzerà il Paese e chiuderà il capitolo “Aiuti e Solidarietà”.
Tutto questo avviene inoltre dopo che sono stati palesemente falsificati i dati relativi all’intensità del sisma abbassandone il valore in modo da non avere vincoli legislativi sul risarcimento delle vittime e affidando così ogni rimborso alla farraginosità delle cause legali conto i costruttori che dopo qualche decennio non vedranno nessun responsabile, ma sicuramente avranno evitato allo Stato gli oneri economici della ricostruzione.
Questo ignobile atteggiamento non si arresta di fronte a nulla e a nessuno come quando non si stanziano i finanziamenti necessari al soccorso e a noi pompieri viene pagato il servizio svolto in Abruzzo con le risorse di un fondo previdenziale già nostro. I mezzi impiegati non vengono riparati, il carburante scarseggia, le ore straordinarie lavorate non vengono pagate ma messe a “recupero” all’interno della permanenza nel campo, cioè gratis.
Per ciò che ci riguarda lo Stato affronta la catastrofe a costo zero.
Più in generale siamo indignati per l’utilizzo retorico che il Governo fa della nostra immagine presentandoci come “eroi”, si lavano la coscienza rispetto alla popolazione e contemporaneamente ci tengono, rispetto agli standard europei, sotto organico di 1000 unità, ci inquadrano con un ordinamento di tipo “pubblicistico” che ci limita diritti di contrattazione, un sistema farraginoso e vessatorio fa si che non si possa avere alcuna progressione di carriera e salariale per cui nonostante l’età media del personale sia molto elevata lo stipendio resta in concreto quello di ingresso e comunque il più basso d’Europa.
Lettera firmata