(A firma di Risto Karajkov) –

Anche se poco noto, la Serbia è uno dei più grandi paesi produttori ed esportatori mondiali di lamponi.
Questo mercato, che è perfino resistito ai bombardamenti NATO, deve ora confrontarsi con le nuove sfide della globalizzazione.
L’anno scorso, la Serbia è stata la più grande esportatrice mondiale di lamponi. Questo paese esporta circa 63.000 tonnellate, guadagnando più di 200 milioni di dollari US. Il suo competitore tradizionale, il Cile, si trova al secondo posto in classifica con circa 35.000 tonnellate esportate. I due paesi sono regolarmente i più grandi esportatori mondiali di lamponi, e, insieme a Russia, Stati Uniti, Polonia e Germania, sono tra i più grandi produttori a livello globale.
Complessivamente la produzione globale di lamponi è stimata fra le 460.000 e le 500.000 tonnellate per anno.
In Serbia la coltivazione di lamponi occupa una superficie di circa 15.000 ettari. L’area di Arilje in Šumadija è la capitale serba – e forse anche mondiale – della produzione di lamponi. Qui si trovano coltivazioni intensive, ad alta produttività (più di 30 tonnellate per ettaro, comparato a una media nazionale di 6 tonnellate) e di qualità indiscutibile. Oltre a essere uno dei prodotti serbi più esportati, i lamponi sono strategici per altre ragioni.
In Serbia i lamponi sono solitamente coltivati in piccole piantagioni familiari (circa 0,3-0,5 ettari in media) e questo tipo di dimensioni è uno dei motivi che favorisce la sua alta qualità.
Come attività economica rappresenta un elemento che sicuramente contribuisce al benessere e alla sicurezza domestica nelle zone rurali.
Molte delle entrate provenienti da questa coltivazione rifluiscono nelle zone collinose e montagnose del paese, dove questi frutti sono prodotti e per questo motivo rappresentano una componente essenziale per lo sviluppo rurale della Serbia.
La stagione delle raccolta può dar lavoro a circa 200.000 persone. Inoltre è provato che questo tipo di prodotto rappresenta un tipo di esportazione stabile: la sua produzione non è mai declinata, anche durante i bombardamenti NATO e i periodi di sanzioni internazionali. In tempi difficili, questo prodotto si è rivelato una risorsa preziosa di valuta straniera, attirando grandi compagnie di altri settori, che necessitavano valuta estera per le loro importazioni e che sono così entrate nel commercio dei lamponi.
L’ottimo prezzo sui mercati internazionali è uno dei fattori che lo rende così attrattivo. La sua quotazione varia tra 0,8 e 1,3 euro al chilo per quanto riguarda il prodotto congelato, mentre, se consideriamo il prodotto fresco, il costo può addirittura triplicare. Il prezzo dipende naturalmente dalla domanda globale e dal raccolto degli altri maggiori produttori. Se, per esempio, il Cile ha una cattiva annata, anche il prezzo in Serbia salirà.
La maggior parte dei lamponi serbi sono esportati già congelati (circa il 95% della produzione totale se ne va in esportazioni).
Esportarli freschi incrementerebbe considerabilmente le entrate, ma molti problemi strutturali ostacolano i produttori. Problemi che sono strettamente correlati con le capacità logistiche e di spedizione del sistema paese. I lamponi freschi devono infatti arrivare al consumatore in un paio di giorni dal momento in cui sono stati raccolti a mano nelle piantagioni di Arilje. Date le condizioni della regione, l’impresa non è affatto facile. Queste capacità non dipendono solamente dall’abilità del settore privato ma anche da quella della pubblica amministrazione. Le proposte degli esperti su una possibile direzione strategica dell’“oro rosso” serbo comprendono il rafforzamento delle esportazione di frutti freschi, la diversificazione delle varietà di lamponi, e il prolungamento della stagione della raccolta.
Quest’ultimo obiettivo può essere raggiunto mediante l’utilizzo di serre (cosa che però richiede un grande investimento). Altri suggeriscono inoltre una più grande attenzione verso la produzione di estratti di lampone che possono raggiungere quotazioni eccellenti sui mercati internazionali.
I lamponi hanno bisogno di un clima moderato: estati fresche e inverni miti.
La varietà serba è apparentemente particolarmente adatta per resistere al freddo.

“Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso” – www.balcanicaucaso.org