(A firma di Salvatore Romano) –

Ambiente ed energia (nucleare) sono stati i grandi temi ignorati dai partiti durante la recente competizione elettorale. Una grande occasione persa dai candidati perché il “voto locale” poteva assumere un’importante significato nazionale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche che vede coinvolti cittadini attivi, enti locali e privati in una “battaglia politica” a…l’ultima goccia!
Eppure anche in Italia, questo prezioso bene inizia a scarseggiare a causa di numerose falle negli acquedotti obsoleti (si stima che il 60% dell’acqua distribuita viene perduta) ed utilizzo improprio: basti pensare che solo l’agricoltura utilizza circa la metà del fabbisogno nazionale di acqua sorgiva per irrigazione e non si vede una minima campagna di sensibilizzazione ed un piano di interventi volti ad incentivare l’uso di acque riciclate o trattate.

È necessario un forte impegno pubblico, investimenti per l’ammodernamento e riparazione della rete idrica nazionale, campagne di sensibilizzazione, per far sì che le prossime generazioni possano continuare a godere di questo vitale bene comune. Nessun privato potrà mai intervenire per migliorare il servizio.

Il 24 Aprile è partita la raccolta firme di tre referendum per l’acqua pubblica,
che chiedono l’abrogazione delle norme del decreto Ronchi che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati. Si scrive acqua, ma si legge democrazia