(A firma di Gloria Capuano) –
Me li sento sul petto, Politkovskaya, Estemirova.
Due donne uccise perché sostenevano i diritti umani.
Tralascio i dati di pertinenza della cronaca. A me basta che fossero due persone che si battevano per rispetto e amore del prossimo.
Per di più di sesso femminile ciò che comporta di necessità una doppia carica di coraggio.
Nessuno ci ripagherà di questa perdita, a noi privi di tanto coraggio. Anche uccidere una donna necessita di una dose fortemente suppletiva di determinazione.
Resta da vedere se per ragioni politiche o per razzismo di genere (o/e per mercede). Come se gli uomini non nascessero da una donna.
Il fatto è che l’accanimento contro le donne è generalizzato salvo eccezioni tra le quali gli uomini maggiormente evoluti.
Perfino l’Europa si è accanita contro le donne per un malinteso criterio di parità tra uomo e donna a proposito dell’età pensionistica.
Eppure nei casi di stupro magari mentre si va o si torna dal lavoro sono solo le donne ad esserne vittime, e questo è già un handicap che condiziona la gestione della vita quotidiana di tutte le donne.
L’equiparazione dell’età pensionistica viene trattata come se non fossero le donne a svolgere un doppio lavoro, fuori e dentro la propria famiglia.
Non so come stanno le cose in proposito, ma se si vuole l’equiparazione allora si calcoli la differenza sul totale dei tempi lavorativi delle donne e quelli degli uomini, e si lasci decidere alle donne se sottoscrivere un aumento retributivo per la loro funzione sociale e con esso l’equiparazione dell’età pensionistica o al contrario rinunciare al vantaggio retributivo a favore della anticipata età pensionistica rispetto ai maschi.
E neppure sarebbe giusto dato che la società è a misura d’uomo e non di donna e che i rischi, le insidie, gli ostacoli e le opportunità anche quelle derivate dal costume e dalle tradizioni sono diverse.
Ma l’uccisione delle due donne che si esponevano in difesa delle donne come degli uomini supera qualsiasi forma d’indulgenza e ci fa consapevoli ancora di più di quanto sia retriva fossile e vile la realtà troppo diffusamente imposta al maschile.
Infatti le vittime sono sempre i più deboli, salvo poi a riflettere che la forza di quelle due donne pochi maschi potrebbero eguagliarla.
Per quel che mi riguarda mi vergogno di appartenere all’umanità e con i modestissimi mezzi a mia disposizione e nessuna opportunità mi batterò sempre, purtroppo non da eroe, per creare o ripristinare il rispetto umano in genere e la tutela dei più deboli in particolare.
Del resto sono tra i tanti che auspicano una società che non abbia necessità di eroi. Ma per raggiungere questo fine occorre tanto veramente tanto lavoro e il coinvolgimento di tutti.