(A firma di Michele Troianiello) –
Come ogni anno, in occasione dell’8 marzo, l’INAIL diffonde alcune elaborazioni sui dati relativi agli infortuni al femminile. Per l’anno 2006 un infortunio sul lavoro su quattro ha colpito una donna. Sono stati quasi 250mila gli incidenti “al femminile” nel 2006, ovvero il 27% del totale degli infortuni registrati per quell’anno.
Ma esistono alcuni settori lavorativi in cui la percentuale degli infortuni che occorsi alle donne supera di gran lunga quella maschile. È il caso del personale addetto ai servizi domestici: in tale attività 9 infortuni su 10 riguardano colf e badanti, per lo più straniere.
Nella Sanità si registra che quasi i tre quarti degli incidenti colpisce donne, in genere infermiere. In altri settori poi, come nella Pubblica amministrazione, nell’alberghiero e nell’istruzione gli infortuni femminili superano la metà del totale.
Abbiano prima fatto un accenno alle lavoratrici straniere. Nel 2006 sono stati 20.683 gli infortuni sul lavoro che le hanno colpite, principalmente le romene con 2.909 incidenti, le marocchine con 2.370 e le albanesi con 1.809.
Ma in generale quale è stato l’andamento degli infortuni? Negli ultimi anni gli incidenti sul lavoro delle donne sono lievemente aumentati, ma si tratta di un dato che risulta essere in linea con la crescita dell’occupazione femminile, che in cinque anni ha registrato un
incremento di circa 700mila unità superando nel 2006 i 9 milioni di donne occupate.
Nello stesso arco di tempo gli incidenti sono passati dai 243.740 del 2001 ai 249.500 del 2006, con un aumento degli infortuni in itinere, ovvero quelli avvenuti lungo il tragitto casa lavoro e viceversa: questi infatti sono saliti dal 10,6% al 17% del totale degli infortuni femminili. Il dato più positivo è la forte diminuzione delle morti bianche, che nel 2006 sono state 99 contro le 127 del 2001. Nel complesso, comunque, nel 2006 gli infortuni mortali che hanno riguardato le donne sono stati il 7,4% del totale.
La fascia d’età più colpita è quella tra i 35 e i 49 anni, che conta quasi la metà degli infortuni occorsi alle donne e delle quasi cento morti bianche del 2006. In questa classe d’età gli infortuni al femminile costituiscono il 28% del totale e la quota sale al 31% classe 50-64 anni, mentre scende al 24% per le giovani al di sotto dei 35 anni.
Se guardiamo al territorio, oltre il 60% degli infortuni femminili si verifica nel Nord del Paese, dove tra l’altro sono presenti i più grandi distretti industriali e più forte è quindi il livello dell’occupazione femminile rispetto ad altre aree del Paese.
Per quello che riguarda poi il confronto con i Paesi Ue, secondo i dati Eurostat, che è l’organismo di riferimento per i confronti statistici di questo tipo, i dati che si fermano però al 2004 ed escludono gli infortuni con assenza dal lavoro inferiore a 4 giorni e quelli avvenuti lungo il tragitto casa lavoro, ci dicono che in Italia si infortunano 1.554 donne ogni 100mila occupate, e cioè meno della Spagna, della Francia e della Germania, ma più della Grecia e del Regno Unito, paese che però presenta livelli costanti di sottodenuncia.
Una interessante novità, a proposito proprio del fenomeno degli infortuni al femminile, è stata annunciata dall’Inail: presto sarà presente sul sito istituzionale (http://www.inail.it/) una banca dati al femminile che, oltre ai dati sugli infortuni, prevede l’utilizzo di flussi informativi provenienti da altre fonti statistiche ufficiali, principalmente Istat e Inps. La banca dati sarà articolata in due aree tematiche: “donna, lavoro e società” e “donna, rischi e danni da lavoro”.