(A firma di Roberto Museo, Dir. coordinamento nazionale centri servizio volontariato) –

Il Volontariato e il Terzo Settore italiano è ancora oggi, in buona parte, un Prometeo incatenato.
Sono altresì socio che il potenziale di sviluppo di questo straordinario mondo vitale rimanga ancora a lungo così inespresso come è stato finora.
Occorre pertanto adoperarsi al fine di slegare questo Prometeo e riuscire nell’impresa urgente e necessaria al fine di liberarlo da lacci e costrizioni varie di natura giuridico – normativa ed economico – organizzativa oltre alla miopia della classe politica che non riesce ancora dare compiuta attuazione all’ ultimo comma dell’art. 118 della nostra costituzione “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
Noi siamo convinti della seguente tesi.
Come oltre due secoli fa, al tempo della rivoluzione industriale, fu la nascente classe borghese ad inaugurare la nuova stagione, rompendo il vecchio equilibrio sociale centrato sull’aristocrazia, così oggi sarà una nuova classe di imprenditori sociali e civili e il complesso dei soggetti della società civile portatori di cultura a trovare la soluzione ai nuovi problemi dell’attuale fase di sviluppo.
Penso, in particolare, all’aumento scandaloso delle disuguaglianze che procede di pari passo con l’aumento della ricchezza nelle mani di pochi; al paradosso della felicità, il fatto cioè che al di sopra di un certo livello di reddito pro-capite, ulteriori aumenti dello stesso provocano una diminuzione della felicità pubblica; alle difficoltà crescenti per risolvere il problema dei beni comuni; alla divaricazione sempre in aumento tra mercato e democrazia.
Occorre credere al nuovo welfare civile che non verrà né dal privato che ha unica vocazione il profitto né dagli apparati politico – amministrativi della sfera pubblica, ma dalla fioritura dell’area della società civile la quale dovrà sapere conquistarsi quello spazio che ancora non occupa.
Dante Alighieri nel suo De Monarchia ci tramanda “non dobbiamo essere come una voragine, che prende senza restituire, ma dobbiamo restituire ciò che ci è stato dato”. Il Poeta aveva chiaramente compreso che è l’agire di reciprocità tra le persone il cemento duraturo della società; il Volontariato, con tutte le altre componenti del Terzo Settore, ne è il principale produttore.
Ma quali sono le condizioni per riuscire con successo in questo compito?
La condizione è quella di riuscire a far marciare assieme, alla medesima velocità, i due cavalli della celebre metafora di Platone: efficienza e solidarietà; produzione e distribuzione della ricchezza; libertà e responsabilità; spontaneità e professionalità; pensiero calcolante (quello che insegna a risolvere i problemi) e pensiero pensante (quello che sa indicare la direzione)
Questa visione ha molto a che fare secondo noi anche con la ricostruzione dell’Aquila e che idea di città desideriamo: vogliamo una città dove continua a vigere il paradigma bipolare dove la cura dell’interesse pubblico spetta la pubblico e i cittadini si curano solo dei propri interessi personali oppure vogliamo una città che riesca a fare il salto culturale del passaggio dalla delega all’assunzione di responsabilità?
Il 16 luglio scorso il volontariato dell’Aquila, attraverso il forte impegno del Centro di Servizio per il Volontariato, ha dato prova di un grande senso di responsabilità inaugurando la Casa del Volontariato e della Casa dell’Associazionismo per complessivi 1.400 mq dove i cittadini e le associazioni faranno esperienza di partecipazione, di incontro e di confronto ma spero soprattutto dove si possa formare una futura classe dirigente che si fondi sui pilastri della solidarietà, della responsabilità e della reciprocità.
Il sogno della Casa del Volontariato e dell’Associazionismo è una storia che parte dal 10 aprile sotto il tendone del CSVaq nel campo dell’Acquasanta ed è una storia di Amore, di Fede, di Speranza per la nostra città. Forse qualcuno penserà cosa centra la fede. Invece sì centra ed ha anche una incidenza storica perché se non abbiamo la fiducia e la speranza nel cambiamento, nella forza e nel potere di modificare le situazioni difficili in cui ci troviamo, siamo persi.
La Casa del Volontariato e la Casa dell’Associazionismo sono due semi solidali piantati nella nostra città.
Oggi non abbiamo la certezza se questi semi produrranno tutti i frutti sperati, ma siano certi che è responsabilità di tutti noi cittadini coltivarli con cura, con costanza e con perseveranza ed allora certamente questi semi produrranno frutti.
Ma ad una condizione: non essere cortigiani del potere ma, con la certezza di aver già vinto, proseguire il nostro viaggio con la costanza di impegnarci sempre, con il sacrificio di combattere, con la fede nella speranza che il seme diventerà un albero robusto che darà ombra e ristoro alle nostre paure, insicurezze e fatica di vivere.