(A firma di S. Romano) –

FERMIAMO IL NUCLEARE
Il Comitato nazionale VOTA SI è composto da oltre 60 associazioni, unite per portare gli italiani al voto referendario contro l’energia atomica per fermare il nucleare.
La sfida referendaria è per portare al voto almeno 25 milioni di cittadini e far prevalere il sì.
Nonostante una massiccia campagna di disinformazione, il nucleare resta costoso, continua ad essere insicuro e a mettere a rischio la salute e l’ambiente, senza liberare l’Italia dalla dipendenza energetica (l’ uranio si deve importare).
Le stime più recenti fatte negli USA dimostrano che nel 2020 il costo del kilowattora nucleare sarà del 75% maggiore di quello del gas e del 27% dell’eolico.
Non ci sono certezze dal punto di vista sicurezza, i nuovi reattori non sono stati progettati con criteri di sicurezza intrinseca, cioè in caso di incidente non sono in grado di autoregolarsi.
I lavoratori delle centrali e i cittadini che vi abitano intorno sono sempre a contatto diretto con la radioattività. Un’ indagine fatta in Germania in 17 centrali, ha mostrato una dipendenza dell’insorgenza di patologie infantili sui bambini da 0 a 5 anni in prossimità di una centrale.
Nel raggio di 5 km dalla centrale è stato rilevato un incremento maggiore rispetto alla media di 1,6 volte dei tumori embriogenetici (del feto nel ventre materno) e di 2,2 volte delle leucemie infantili rispetto ai casi attesi. Irrisolta, resta infine la questione delle scorie ed anche la riduzione delle emissioni di Co2. E’ stato valutato che anche raddoppiando l’attuale potenza nucleare installata, la CO2 si ridurrebbe solo del 5%.
Non esistono centrali sicure.
E l’EPR, il reattore che il Governo ha scelto per i 4 impianti italiani, non fa differenza. Quello che sta accadendo in Giappone potrebbe succedere in Italia, se il governo non farà un passo indietro nella sua folle corsa al nucleare.
Per non riportare l’Italia nel campo minato del nucleare, e “perché l’energia dell’atomo non è economica né pulita”, il Comitato lancia dunque un appello al governo: “Abbandoni subito il suo progetto suicida e ritiri le leggi sul nucleare. Aggravate, peraltro, nell’ultima versione del decreto legislativo all’esame del Parlamento, dalla cancellazione delle norme sulla trasparenza nella localizzazione delle centrali”.

Il NUCLEARE E’ SVILUPPO
“Nucleare: energia pulita, economica e sicura”: questa la tesi dei comitati per il NO al referendum.
“Il tema del nucleare”, va affrontato a approfondito senza pregiudizi e senza strumentalizzazioni di parte, perché ci troviamo davanti a una risorsa che in prospettiva in alcuni campi potrebbe rappresentare una soluzione a molti problemi energetici del nostro Paese.
Occorre avere il coraggio di andare controcorrente differenziandosi da una moda dilagante che non affronta il problema in modo corretto e responsabile ma demagogico.
il costo medio attualizzato di generazione dell’energia nucleare non può essere desunto da esperienze precedenti ma dipende da una serie di variabili specifiche del singolo investimento e del luogo e del contesto in cui è calato.
il prezzo degli idrocarburi è destinato a salire alle stelle, l’energia nucleare è l’unica vera fonte alternativa al petrolio, in grado di fornire adeguata potenza. Sole e vento non sono un’alternativa al nucleare per diverse ragioni. Per prima cosa, producono energia in modo discontinuo, inoltre un impianto solare non produce energia di notte, uno eolico si spegne quando cala il vento.
Inoltre questi impianti richiedono larghe estensioni di territorio, e questo è un problema in un paese come l’Italia, dove il territorio è una risorsa scarsa.
L’energia elettrica prodotta con solare ed eolico è ancora molto costosa, fino a quattro-cinque volte il costo dell’energia prodotta con il gas e quello previsto per l’energia da nucleare.
Scegliere il nucleare significa costruire un’industria high tech forte e competitiva sui mercati internazionali.
Una grande ricchezza per l’intero Sistema paese.
Infatti, per competere a livello internazionale occorre eccellere in un numero qualificato di settori strategici. Il nucleare è uno di questi. Il mercato mondiale del nucleare è oggi valutato in 400-500 miliardi di dollari.
Le 600 aziende italiane che hanno chiesto di partecipare alla costruzione dei nuovi reattori possono crescere, imporsi a livello internazionale, offrire migliaia di posti di lavoro a laureati e diplomati italiani.
Speriamo che nel referendum di giugno gli italiani non votino sull’onda dell’emotività di quanto accaduto in Giappone

L’ACQUA NON SI VENDE, FUORI I PROFITTI
Perché votare SI?
Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale.
Un bene essenziale che appartiene a tutti.
Nessuno può appropriarsene, né farci profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle grandi multinazionali.
Noi possiamo impedirlo, votando 2 SI quando, nella prossima primavera, saremo chiamati a decidere.
E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.
Perché due quesiti?
Perché vogliamo eliminare le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua. Perché 20 anni di politiche neo-liberiste hanno trasformato un diritto in una merce, a beneficio di privati e multinazionali, a scapito della qualità del servizio. Perché vogliamo togliere l’acqua dal mercato e i profitti dall’acqua.
Cosa volete?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per conservarlo per le future generazioni.
Vogliamo una gestione pubblica e partecipativa.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Dai Referendum, un nuovo scenario?
Il combinato disposto dei due quesiti promossi dal Comitato Referendario, comporterebbe uno stop all’obbligo di cedere ai privati la gestione del servizio idrico integrato e contemporaneamente farrebbe venire meno l’interesse da parte dei privati a intervenire in questo settore stante l’impossibilità di trarne profitto.
Si riaprirebbe nei territori e in tutto il paese la discussione e il confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle comunità locali. Verrebbero di conseguenza poste le premesse per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini, la quale tende alla completa ripubblicizzazione dell’acqua potabile in Italia.

ACQUA PUBBLICA E SERVIZI DI QUALITA’
Perché votare NO?
C’è bisogno di concorrenza, non di carrozzoni statali pertanto diciamo NO a referendum demagocici. Quelli che una certa Italia propaganda come referendum contro la “privatizzazione dell’acqua” rischiano di essere la più grande bufala mediatica del dopoguerra.
Nessuna legge, in Italia, ha privatizzato l’acqua e nessun Governo o Partito politico intende proporre una misura di questo tipo.
Le attuali norme prevedono che, ferma restando la proprietà pubblica dell’acqua e delle reti che la portano dalla fonte al rubinetto, la gestione dei servizi sia gestita in un quadro di libero mercato.
Perché due quesiti?
Dopo la parziale ma importante vittoria ottenuta con il ricorso alla consulta, che ha bocciato 2 dei 4 referendum sull’acqua, speriamo di vincere i 2 rimanenti quesiti, in modo da sostituire la gestione, spesso fallimentare, di vari enti pubblici con un modello stile ‘pubblic company’ americane, dove gli utenti sono automaticamente soci della società che amministra con criteri di efficienza il proprio acquedotto .
Cosa volete?
Vogliamo che l’ideologia resti fuori dall’organizzazione del servizio idrico per lasciare spazio ad un sano pragmatismo: oggi le società che gestiscono l’acqua con assetto privatistico e quotate in borsa chiudono tutte in utile, restituendo ai comuni che ne sono soci importanti dividendi che vengono utilizzati per finanziare la cultura, i servizi sociali, le opere pubbliche.
Di altri buchi di bilancio, sprechi e carrozzoni il nostro Paese non ha davvero bisogno.
Dai Referendum, un nuovo scenario?
Lo squilibrio e la mistificazione a favore di chi vuole abolire questa ottima riforma dei servizi pubblici locali facendola passare per privatizzazione dell’acqua, è evidente.
La gestione privata non potrebbe che beneficiare i cittadini e garantire un servizio migliore che lo Stato oggi non fornisce più.
Per questo diciamo no ai referendum che vogliono riportare la gestione dell’acqua in Italia a come era 20 anni fa, moltiplicando i soggetti gestori, eliminando l’efficienza e finanziando sprechi e clientelismo.

LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Il quesito referendario chiede:
«Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante «disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?»

Per i promotori del SI, la legge è uguale per tutti e nulla giustifica l’assenza o la sospensione del processo per nessun cittadino, qualunque sia la carica che ricopre.

I promotori del NO invece ritengono che il presidente del Consiglio dei ministri può invocare il legittimo impedimento a comparire in un’udienza penale, qualora imputato, in caso di concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste per legge, essenziale alla funzionalità del Governo. Si chiarisce che le nuove norme sul legittimo impedimento hanno natura temporanea.
Infine, Il rinvio dell’udienza per “legittimo impedimento” non influisce sul corso della prescrizione del reato, che rimane sospeso per l’intera durata del rinvio.
La prescrizione riprende il suo corso dal giorno in cui è cessata la causa della sospensione.