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Il mercato immobiliare residenziale italiano sta conoscendo una fase di crisi che negli ultimi 25 anni non si era mai verificata, prodotto di cause esterne (la crisi economica) ed interne (una crescita degli scambi durata 9 anni su 10).
La conseguenza di questa crisi si pesa nella forte discesa in termini di volumi quantificabile in un -30% degli acquirenti in meno in tre anni. In questo quadro i prezzi di vendita si sono abbassati, ma non nella stessa misura e non abbastanza per incontrare la domanda.
Cresce il disagio abitativo nonostante, secondo quando riporta lo studio presentato dalla CGIL su ‘Bisogni abitativi e housing sociale’, nel nostro paese ci siano più abitazioni che famiglie, rispettivamente 32 milioni e 25 milioni, nonostante una produzione edilizia molto sostenuta, e nonostante si stimano essere 800 mila gli alloggi vuoti.
Negli ultimi 10 anni l’innalzamento dei prezzi di vendita e dei canoni d’affitto delle abitazioni è stato ampio e di gran lunga superiore alla crescita dei redditi delle famiglie.
I canoni dei contratti d’affitto rinnovati sono infatti cresciuti mediamente del 130% con punte del 145% nei grandi centri abitativi.
In una situazione di generale difficoltà economica per le famiglie, le spese per l’abitazione costituiscono una delle voci principali del bilancio familiare con quasi 2,5 milioni di famiglie (il 10% del totale) in condizione di ”serio disagio” nel pagare queste spese che pesano nei fatti per oltre il 40% sul reddito.