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È partita anche in Italia la Campagna internazionale di raccolta di firme per sollecitare i capi di Stato e di Governo del G20 a varare – nel prossimo meeting fissato per giugno in Canada – una tassa sulle transazioni finanziarie il cui gettito possa essere destinato a pagare parte dei costi della crisi innescata dalla finanza speculativa.
La tassa – di importo molto contenuto compreso tra lo 0,01 e lo 0,1 per cento di ogni transazione – potrebbe finanziare politiche sociali ed ambientali efficienti e necessarie nei Paesi sviluppati e ridare ossigeno alla cooperazione internazionale per lo sviluppo dei Paesi del Sud mondo, vittime di una crisi della cui genesi non hanno alcuna responsabilità.
La Campagna – lanciata oggi in occasione del summit dei Capi di Stato e di Governo dell’UE e del meeting delle Nazioni Unite dedicato a Finanza e Sviluppo – è promossa in Italia da Social Watch (che riunisce Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Ucodep, Fcre, Lunaria, WWF Italia, Acli, ARCI/ARCS, Mani Tese), Sbilanciamoci, Sistema Banca Etica, ATTAC Italia, FIBA CISL, CISL, Consorzio Goel, Lega Missionaria studenti, CVX, Coalizione Italiana contro la Poverta-GCAP Italia, FOCSIV – Volontari nel Mondo, Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare, Valori, AMISnet, Azione Cattolica.
Le firme raccolte saranno inoltrate al Governo Italiano e in particolare al ministro dell’Economia On. Giulio Tremonti per chiedergli di farsi promotore, a livello nazionale e in tutte le sedi internazionali appropriate, dell’introduzione di una Tassa sulle Transazioni finanziarie.
Tasse di questo tipo già esistono in alcuni Paesi e l’idea di adottarle su scala globale si sta facendo sempre più strada tra i leader di molti Paesi Europei e non solo. Si stima che tassando dello 0,05% (un valore intermedio nella forbice tra le proposte più severe che puntano allo 0,1 e le più morbide che propongono lo 0,01) ogni compravendita di titoli e strumenti finanziari nella sola UE si potrebbe registrare un gettito tra i 163 e i 400 miliardi di dollari annui, mentre a livello mondiale il gettito sarebbe compreso tra 400 e 946 miliardi di dollari l’anno.
Cifre importanti, che permetterebbero agli Stati di colmare gradualmente quelle voragini che si sono aperte nei conti pubblici con i salvataggi delle grandi banche e con le misure di sostegno all’economia rese necessarie per contrastare la pesante crisi economica provocata dagli eccessi della finanza speculativa (secondo stime recenti del Fondo Monetario Internazionale il costo globale della crisi avrebbe raggiunto i 13.620 miliardi di dollari a livello globale).
Il gettito di una piccola tassa sulle transazioni finanziarie potrebbe permettere agli Stati di avere risorse a disposizione per attuare politiche sociali, ambientali e di cooperazione internazionale efficaci ed efficienti e più che mai necessarie visto l’elevatissimo costo sociale della crisi.
«Non solo – spiega Andrea Baranes, ricercatore della Campagna per la Riforma della Banca Mondiale e di Social Watch – la tassa sulle transazioni finanziarie sarebbe anche un ottimo strumento per permettere alla politica di regolamentare i mercati finanziari. Una tassazione dello 0,05%, infatti, non scoraggerebbe certo quegli investitori che operano sui mercati con ottica di lungo periodo e che mettono i propri risparmi a disposizione di aziende che operano nel mondo dell’economia reale. Essa sarebbe tuttavia un valido deterrente per chi usa la finanza solo per speculare: quegli operatori che comprano e vendono strumenti finanziari centinaia o anche migliaia di volte in un giorno, rendendo i mercati instabili e volatili, sarebbero costretti a pagare lo 0,05% su ogni transazione».
«Il ricorso imponente alla finanza speculativa da parte delle grandi banche d’affari è diventato elemento prevalente rispetto al ruolo di sostegno al lavoro, alle famiglie e allo sviluppo. Il sistema finanziario ha creato un evidente squilibrio economico con un rischio che è stato caricato alla collettività, ai contribuenti – sottolinea Maurizio Petriccioli, segretario della Cisl – che ancora una volta sono stati chiamati ad intervenire per salvare le stesse banche. La tassa sulle transazioni finanziarie di carattere speculativo avrebbe il pregio – come affermato dall’economista Paul De Grauwe – di far pagare un prezzo assicurativo contro tale rischio. Ne sosteniamo con forza l’introduzione per investire in coesione sociale, nel lavoro e per contrastare la povertà».
«Oggi il clima politico a livello internazionale sembra finalmente favorevole all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie – afferma Fabio salviato, presidente di Banca Etica ed Etica sgr – La crisi ha posto sotto gli occhi di tutti gli effetti devastanti della finanza speculativa. Noi che da oltre 10 anni pratichiamo e sperimentiano la finanza etica in Italia e ci battiamo contro le speculazioni guardiamo con estremo interesse alle posizioni dei molti Capi di Stato e di Governo che si sono detti favorevoli. Economisti di primo piano quali il premio Nobel Joseph Stiglitz stanno rilanciando a livello globale la tassa sulle transazioni, i capi degli esecutivi di Inghilterra, Francia, e Germania si sono dichiarati favorevoli; lo stesso vale per il Consiglio d’Europa, e il Parlamento Ue. A livello internazionale si stanno già mobilitando molte campagne. Siamo convinti che sia il momento di agire anche in Italia. La società civile chiede al Governo Italiano e al ministro Tremonti di farsi promotore al G20 di questa proposta. Gli speculatori devono pagare per la crisi che hanno creato non i cittadini».
Per info e firmare la petizione www.zerozerocinque.it