(A firma di Salvatore Romano) –

Settimanalmente il sito del Ministero della Salute diffonde i dati circa l’incidenza delle sindromi influenzali da H1N1 meglio nota come “febbre suina”.
Il totale dei casi stimati di influenza dall’inizio della pandemia al 30 novembre è 3.455.000; le vittime correlate alla nuova influenza A sono 111 con una percentuale vittime in rapporto al totale dei malati di nuova influenza di 0,0032 per cento.
Le dosi consegnate alle Regioni sono state 5.030.851 ed entro la fine di dicembre si prevede la consegna di un totale di 10 milioni di dosi di vaccino pandemico, in vario tipo di confezionamento.
Il Governo ha ordinato 24 milioni di dosi di vaccino, che comporteranno un esborso di denaro pubblico nell’ordine del mezzo miliardo di euro.
A fronte di questi dati se ne aggiungono altri che fanno riflettere. Dall’inizio della campagna vaccinale sono state somministrate solo 611.425 prime dosi e 1.666 seconde dosi. Gli operatori sanitari e sociosanitari che si sono vaccinati sono solo 146.129, (il 14,1% del totale). Sono state vaccinate 18.807 donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza (pari al 10,8% ), mentre alle persone di età compresa tra 6 mesi e 65 anni con condizioni di rischio sono state somministrate 381.716 dosi (9%).
Ma ad oggi cosa sappiamo veramente di questo vaccino che a detta di molti, è più pericoloso dell’influenza che dovrebbe prevenire?
Fin dal primo momento è sorto, quanto meno il dubbio, che si tratti di un’operazione dai contorni indefiniti. Evidenti gli obiettivi economici che ingrasseranno industrie farmaceutiche, esperti e saloni compiacenti, ASL che dovrebbero fare prevenzione ma che non sanno pre-dire quali saranno gli effetti di questa vaccinazione.
E allora come la mettiamo?
L’influenza suina è un’affare colossale come la benzina per i petrolieri, ci sono interessi colossali ed i fatturati di BigPharma aumentano in proporzione alla paura della gente comune.
Le azioni delle multinazionali della salute volano in borsa, tra farmaci antivirali e vaccini.