(A firma di Carla Liberatore, Reporter indipendente e terremotata) –

Dopo che si è mobilitata tutta la Nazione per gli aiuti alle popolazioni colpite da questo cataclisma, ora è il momento delle accuse e della ricostruzione.
È vero pure che alcune imprese edili della zona hanno senz’altro le loro atroci responsabilità, probabilmente da condividere con qualche ente e con qualche politico locale, ma non si può davanti all’evidenza dei fatti, creare dei capri espiatori per non riconoscere altre responsabilità altrettanto importanti. Una di queste è rappresentata dal fatto che molti esperti del settore sismologico sapevano che poteva accadere qualcosa di molto importante, forse non lo immaginavano così tragico, ma di sicuro si aspettavano un importante evento sismico: erano troppe le avvisaglie e si protraevano da lungo tempo. Fin dal 30 marzo la Protezione Civile era in allerta, ciò lo dimostra non solo la visita di Bertolaso a L’Aquila, da cui il summit presso il palazzo della Regione Abruzzo, del quale tra l’altro non è stato detto quasi niente alla popolazione se non dei continui incitamenti alla calma ed a fare sonni tranquilli; ma è più che altro dimostrabile dal fatto che nella sede romana della Protezione Civile nazionale erano tutti in agitazione e pronti con tende e quant’altro fin da quella data. È dimostrato anche dal fatto che il Comune di L’Aquila aveva già stabilito dei punti di raccolta per la popolazione, due di questi erano Piazza d’Armi e l’Aeroporto di Preturo.
Sulla base di tutto quanto descritto ci dicevano comunque di stare tranquilli. È stato come se fossero stati più volte sul punto di avvertirci, ma si ritraevano dall’intento per non generare panico. Ma non sarebbe stato meglio un pò di panico invece di contare poi quasi 300 vittime? La verità è che il panico si sarebbe creato grazie anche al fatto che la nostra popolazione aquilana e abruzzese in genere non è affatto addestrata ad affrontare eventi naturali di grande portata. Probabilmente sarebbe opportuno fin da ora organizzare con cadenza annuale delle esercitazioni di evacuazione e dei simposi di conoscenza con il terremoto e con tutte quelle calamità naturali che per origine geologica e geodinamica del territorio.
Se la popolazione fosse stata addestrata e avesse avuto una maggiore conoscenza di tali fenomeni, sulla loro origine, sul loro moto e sui rudimenti di comportamento da adottare in questi casi, di certo non si sarebbe dovuto fare i conti con la paura di generare panico. Infatti questa paura del panico ha semplicemente dimostrato che il panico vero lo hanno avuto le istituzioni, sopraffatte dal panico del panico.
I paradossi all’italiana continuano a mietere così delle vittime innocenti. Questi dati derivano da informazioni di testimoni attendibili, tutti sapevano, nessuno ha ufficialmente pronunciato il verbo, ma fortunatamente i tamburi popolari hanno fatto la loro parte ed è per questo che anche se L’Aquila è rasa al suolo, il popolo aquilano ha salvato la maggior parte delle sue anime, nel ricordo e nell’onore e nella misericordia delle vittime e nel disonore della proverbiale disorganizzazione preventiva istituzionale. Ciò dimostra anche un altro dato assai importante e cioè che la popolazione italiana e nello specifico quella aquilana, è molto più educata, responsabile e saggia di quanto certe istituzioni possano mai esserlo. Un buon merito delle informazioni non governative e non ufficiali, va ai molti giornalisti locali che si sono prodigati fin dalla data del 30 marzo nel divulgare a quanta più gente possibile il consiglio di stare allerta, di non fare quei sonni tranquilli a cui tanto c’invitavano.
Che la Protezione Civile fosse in allarme è dimostrato anche dal fatto che gli aiuti sono arrivati nel giro di pochissime ore e quel poco tempo non giustifica affatto un’organizzazione messa in piedi all’istante, quanto invece una preparazione accurata nei giorni precedenti. Per fortuna che è stato così poiché gli interventi di soccorso in tempi così brevi hanno fatto sì che moltissime vite si siano salvate da sotto le macerie fin dai primi istanti. Ma ci sono altri dati ancora che vengono falsificati ed omessi alla maggior parte della gente, uno di questi è rappresentato dalle caratteristiche anomale del sisma stesso.
In questi giorni si accusano le imprese edili della zona che hanno senza dubbio le loro macabre ed indegne responsabilità, ma è vero pure che l’entità, la dinamica e la profondità del sisma sono stati talmente tali ed anormali, da distruggere come carta pesta dei monumenti che stavano in piedi da quasi mille anni e che avevano resistito nella loro storia, a terremoti altrettanto catastrofici. Fra questi la Basilica di Collemaggio, la chiesa delle Anime Sante e la Basilica di S. Massimo patrono della città. Testimoni oculari che in quella notte del tremendo sisma si trovavano in strada sul viale Duca degli Abruzzi, hanno riferito di aver visto davanti ai loro occhi lo storico albergo omonimo al viale, sollevarsi, ruotare su se stesso e ricadere a terra violentemente. In altri punti della zona e nello specifico nella località di S. Demetrio, interi palazzi sono stati inghiottiti dalla terra a seguito di voragini che si sono aperte. In particolare nella zona di S. Demetrio è presente il lago vulcanico di Sinizzo che si sta letteralmente prosciugando.
Pare che l’acqua del lago venga risucchiata da una faglia sotterranea che si è aperta e le bocchette che gettavano copiosamente acqua sorgiva per alimentarlo, si sono irrimediabilmente chiuse. Come se ciò non bastasse intorno a tutto il lago si sono aperte delle vere e proprie voragini nel terreno, tanto è vero che la zona è stata severamente interdetta a qualunque presenza umana.
Le caratteristiche del sisma sono state connotate da tre elementi distruttivi messi insieme nel medesimo istante, ossia: sussultorio, ondulatorio e rotatorio. Un sisma con queste connotazioni non si era mai registrato in Italia e terremoti di questo genere si verificano solo in Giappone. La profondità del sisma è stata assai esigua, ossia: 2 km di profondità, praticamente è stato un moto tellurico in superficie.
Inoltre, sempre da testimonianze oculari, in quella notte del 6 aprile, la montagna di Ovindoli si è letteralmente spaccata a metà. Dunque non c’è da meravigliarsi se sul monte Velino che svetta fra L’Aquila ed Avezzano, si sono aperte delle profonde e lunghissime crepe nel terreno. In pratica si conosce molto poco di questo moto tellurico e ancor di meno sulle origini che lo hanno causato. Ancor oggi vengono fatti continui rilevamenti nel terreno circostante in tutta la zona interessata dal sisma, ma che come al solito, non vengono resi noti ai più. Inoltre, in quella notte fra il 5 e il 6 aprile, a causa di questo terremoto, la terra ha subito un’accelerazione gravitazionale di 0,68s. Gli studiosi asseriscono che è un’accelerazione del moto terrestre che ha caratteristiche notevoli e uniche nella storia. Astronomi, geologi, ricercatori e studiosi di frontiera hanno pronunciato due delle teorie più attendibili: la prima è relativa al fatto che nella zona ci sia quantomeno un’attività di magma sotterraneo e ciò potrebbe portare alla conseguenza di un risveglio vulcanico visto che la zona dell’aquilano conta almeno 5 vulcani spenti da millenni, la seconda è relativa al passaggio di un grosso asteroide che nel pomeriggio alle 14.30 del 5 aprile scorso è passato ad una distanza di 75.000 km dalla terra in termini astronomici è passato ad un soffio da noi e la teoria dell’asteroide spiegherebbe trasversalmente anche la prima relativa al risveglio di un qualche vulcano. Il teorema dell’asteroide spiega anche l’accelerazione esponenziale che c’è stata della gravitazione terrestre e spiega anche il perché molti testimoni oculari in quella notte hanno visto delle meteore cadere dal cielo; dei grossi globi infuocati con tanto di scia rossa al seguito. Io personalmente ne ho avvistato uno alle 5.30 del mattino del 6 aprile.
Queste teorie sono state pronunciate da quegli studiosi fuori dalle righe, proprio come il nostro Giampaolo Giuliani che è stato discreditato dalla scienza ufficiale, ma pare che invece avesse avuto ragione! Dietro a tutto ciò che non viene detto e a cui non viene dato credito, c’è sempre la causa poco ideale del ”Dio Denaro”.
La stessa causa per la quale molti di coloro che hanno provato sulla loro pelle l’effetto devastante del terremoto, credono che sia stata falsificata anche l’entità su scala Richter del sisma stesso. Ossia: i canali ufficiali parlano di un sisma pari a 5.8 su scala Richter, ma come da notizie trapelate per vie non ufficiali, pare che la portata del sisma sia stata comunque più alta. Qualcuno parla del 6.2, ma alcuni sismografi americani hanno registrato anche un 7.4 su scala Richter. Di sicuro una scossa di 5.8 non avrebbe generato i danni che si sono invece verificati.
Chi in quella notte ha vissuto l’effetto allucinante di quella scossa di terremoto sa bene che un 5.8 non avrebbe generato tanta distruzione e per non ammettere che la scossa è stata superiore, naturalmente si vanno a cercare i capri espiatori nei costruttori della zona che come già detto, del tutto innocenti non sono proprio.
Personalmente quella notte mentre ero in macchina ho avvertito varie scosse che mi hanno mosso il mezzo in cui mi trovavo. Sentivo una forza talmente violenta che ho fatto fatica a riconoscerla come un terremoto, non me ne rendevo conto, non riuscivo a credere che ciò che stava accadendo fosse una scossa tellurica. Forte e violenta, ma anche molto strana. Non avevo mai avvertito qualcosa di simile in tutta la mia vita.
Ebbene, mi domando ancora, insieme a tutti i miei concittadini: siamo davvero sicuri che la scossa di terremoto del 6 aprile sia stata pari ad una magnitudo solo, si fa per dire, di 5.8 su scala Richter?
Oppure come al solito c’è sempre qualcosa che noi, comuni mortali, non possiamo sapere per altrui ovvie ragioni?
Ai posteri sarà forse donata la vera risposta di tutto questo.