(A firma di Giuseppe Bernardi) –

L’arretramento industriale del nostro territorio comunale sembra non conoscere limiti.
Nonostante l’attivazione dei Contratti di Programma e le nuove zonizzazioni per l’87.3.c, le crisi aziendali non trovano soluzioni industriali, dell’insediamento di nuove aziende non vi è traccia.
Anche la gestione degli stabili del polo elettronico da parte di Aquila Sviluppo, società di Sviluppo Italia partecipata per il 5% dal Comune dell’Aquila e per un altro 5% dalla Provincia dell’Aquila, non ha dato apprezzabili risultati nonostante la mission dell’azienda consistesse proprio nella ricollocazione, valorizzazione del sito, attrazione di investimenti e sviluppo d’impresa. Aquila Sviluppo ha in parte fallito la sua missione e la situazione di procedura di liquidazione in cui si trova sta creando anche problemi all’indotto.
Il polo elettronico aquilano, inteso come sito Italtel, sembra essersi riorganizzato con la stabilizzazione delle aziende che hanno colmato il vuoto lasciato dalla Siemens, anche se alcune ferite non riescono a rimarginarsi come la crisi Finmek e lo stato di abbandono dello stabilimento Lares-Tecno. Tuttavia non può esserci confronto economico tra ciò che è e ciò che era né in realzione ai numeri degli addetti, oggi circa 500 contro i quasi 5000 degli anni 80, né in relazione al valore del reddito dei dipendenti (ad eccezione di Selex -gruppo Finmeccanica- è praticamente sconosciuta la contrattazione di II° livello).

L’economia locale deve basarsi sicuramente sul turismo, sul commercio, sulla cultura, sull’Università, ma non si può prescindere dall’industria quale ulteriore motore dello sviluppo economico che aggiunge valore e offre opportunità ai tanti giovani che si formano nelle scuole e facoltà tecniche del nostro territorio. All’industria deve essere riconosciuta la stessa “dignità” riservata agli altri settori poiché in grado di contribuire all’innalzamento del prodotto interno lordo locale.
Se si vuole continuare a credere in quel poco di industria che rimane, è indispensabile stabilire definitivamente la destinazione urbanistica del Polo elettronico come “industriale di tipo produttivo” (zona “A” art,16 delle NTA del PRTE del Consorzio del Nucleo Industriale) ed evitare il ripetersi di situazioni, come quella della Optimes e dell’Agriformula che hanno visto la riconversione in settori commerciali, con il conseguente impoverimento della rete industriale locale, quale unico rimedio alla crisi industriale, con conseguenze
negative anche sul reddito dei lavoratori:
quale prospettiva avrebbero in caso di
ricollocazione nel settore del commercio
o del terziario? L’assurdo sarebbe essere
pagati quanto la Cassa Integrazione ma
lavorare 8 ore al giorno.

Questo non significa che nuove identità
di lavoro non debbano trovare spazio in
città, ma significa trovare ospitalità nelle
tante possibili soluzioni che si
presentano al di fuori del Polo elettronico.
E necessario quindi che il Consorzio del
Nucleo Industriale e la Provincia
dell’Aquila sanciscano in via definitiva la
destinazione d’uso industriale per gli
edifici compresi nel sito ex Italtel, senza
ricorrere in futuro a mutazioni di
destinazione urbanistica per gli stabili
esistenti.
Ciò appare ancor più indispensabile
considerato che il 29 gennaio u.s. la
Regione ha identificato l’intera area del
perimetro del Polo elettronico “altamente
a rischio per l’assetto idrogeologico”. Una
valutazioneche impedisce
l’insediamento di nuovi stabilimenti e
l’ampliamento di capannoni esistenti dal
sito Italtel fino alla Dompè.
Il Polo elettronico diventa strategico per
qualsiasi ragionamento di
reindustrializzazione, così sono
inopportune e dannose soluzioni
alternative a quelle industriali per le
vertenze in atto.

Infine, ma non per ultimo, è fondamentale
che la Regione Abruzzo si riappropri del
proprio ruolo politico. L’assenza di un
mediatore politico ha fatto riaccentuare
vertenze che sembravano chiuse, come
quelle della Reiss Romoli e di Abruzzo
Engineering.
Ai potenziali investitori bisogna dare segnali di forte capacità manageriale per rendere appetibile il territorio e rimetterete in moto l’economia locale.