(A firma di Ferdinando di Orio, M° Rettore Università dell’Aquila) –
Sin dalla mia prima elezione a Rettore dell’Università dell’Aquila ho posto la necessità ineludibile per il nostro Ateneo di confrontarsi con la dimensione europea della società el la conoscenza. Con la dichiarazione della Sorbona del 1998, è infatti iniziato un processo che dovrebbe portare entro il 2010 alla creazione dello “spazio europeo dell’istruzione superiore”. La dichiarazione di Bologna riconosce l’Europa della conoscenza come” insostituibile fattore di crescita sociale ed umana per consolidare ed arricchire la cittadinanza europea, conferendo ai cittadini le competenze necessarie peraffrontare le sfide del nuovo millennio insieme alla consapevolezza dei valori condivisi, edell’appartenenza ad uno spazio sociale eculturale comune.
L’istruzione e la cooperazione si confermano ulteriormente come strumenti essenziali per lo sviluppo ed il consolidamento di società democratiche, stabilie pacifiche..”
Tra i diversi obiettivi che, con la dichiarazione di Bologna, i Governi si sono impegnati a perseguire, c’è anche e soprattutto la
Promozione della cooperazione europea nella valutazione della qualità al fine di definire criteri e metodologie comparabili.
La qualità della formazione universitaria è un obiettivo prioritario nella costruzione della Società europea della Conoscenza: i sistemi di formazione superiore dei Paesi dell’Unione sono impegnati in prima linea nella creazione di saperi competitivi, inclusivi e compatibili sulpiano internazionale, di cui i primi beneficiari dovrebbero essere gli studenti universitari del continente.
Dalla Dichiarazione di Bologna in poi tutti i documenti e le decisioni dei Governi e deiMinistri dell’Università dell’Unione pongono la Quality Assurance come una discriminante fondamentale dell’architettura europea della formazione superiore.
Viene chiaramente stabilito un nesso diretto e inequivocabile tra Qualità dell’offerta formativa e Qualità degli apprendimenti e, quindi, delle conoscenze e competenze degli studenti.
Si tratta di una riforma epocale dei sistemi universitari, sul piano della concezione della loro collocazione trainante ed autonoma, che è
stata ripetutamente ribadita, suggerendo la necessità di una più stretta collaborazione e una reciproca fiducia circa lo sviluppo e l’adozione di Sistemi di gestione per la qualità.
Si sono quindi incoraggiate le Università e le altre Istituzioni di istruzione superiore a diffondere esempi di Best Practices e a disegnare scenari per un’accettazione reciproca della valutazione e di meccanismi di accreditamento/certificazione.
Nella definizione di uno spazio europeo dell’istruzione compatibile ed efficiente la qualità dell’istruzione e della ricerca è la condizione per l’affidabilità e l'”attrattivita” del sistema europeo: la sua competitivita si deve esprimere In tutto il mondo, attraverso la leggibilità e la comparabilità dei titoli e
lo sviluppo di una rete
comune di qualifiche, nonché attraverso meccanismi coerenti e condivisi di assicurazione della qualità e di accreditamento/certificazione.
Il 19 settembre 2003, a Berlino, i Ministri europei in relazione al tema “Assicurazione della Qualità”, hanno concordato sulla seguente considerazione: “la qualità dell’istruzione è il cuore dello spazio europeo dell’istruzione superiore”. A tale scopo sottolineano l’importanza di creare criteri e metodologie condivise a livello internazionale.
Un primo livello fondamentale di discussione deve dunque far riferimento alla dimensione europea della valutazione della qualità. In accordo con il principio di autonomia, la responsabilità primaria circa l’assicurazione della qualità, spetta alle singole istituzioni e ciò costituisce la base della responsabilità del sistema accademico all’interno di ciascun paese.
A livello nazionale, da circa dieci anni il sistema universitario italiano è impegnato nella sperimentazione di strumenti di valutazione della qualità della didattica. In questo contesto la CRUI ha coordinato e gestito i Progetti nazionali Campus e CampusOne, progetti in stretta sinergia con altre iniziative nazionali di “valutazione” delle università.
La legge finanziaria del 1994 (L. 537/93) ha istituito i Nuclei di Valutazione Interna degli Atenei. Nella medesima legge è stata prevista inoltre l’istituzione dell’Osservatorio per la valutazione del sistema universitario, al quale i nuclei trasmettono le proprie relazioni.
Successivamente, la legge 370/99 ha istituito il Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario (CNVSU), che ha sostituito l’Osservatorio, con gli obiettivi di determinazione di criteri generali per la
valutazione delle attività dell’Università, la promozione e la sperimentazione di metodologie e pratiche di valutazione, la determinazione triennale della natura delle informazioni e dei dati che i nuclei devono comunicare annualmente.
Il Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario ha inserito nel nuovo modello di ripartizione del Fondo per il Funzionamento Ordinario (FFO), un incentivo agli Atenei che “presidiano la qualità” e, in particolare, a tal fine, ha riconosciuto la validità della metodologia CampusOne.
L’ultimo passaggio di questo iter nazionale per la valutazione, è rappresentato dall’istituzione nel dicembre 2006 dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR).
Un ulteriore tema importante di discussione è rappresentato dall’accreditamento delle strutture formative ed orientative che, come
procedura atta ad assicurare la conformità della formazione erogata e il controllo di qualità, mette in gioco un altro livello di discussione che è quello regionale.
Il processo di accreditamento ha lo scopo di garantire a tutti i cittadini l’accesso all’apprendimento lungo il corso della vita, attraverso la definizione di uno standard minimo di qualità ed affidabilità dei soggetti erogatori di formazione, agendo nella logica del miglioramento continuo dei soggetti stessi e delle risorse umane in essi operanti.
Il DM166/2001 ha individuato le Regioni quali soggetti responsabili delle procedure di accreditamento delle sedi formative e orientative sul proprio territrio.
Così la Regione Toscana, ad esempio, ha imposto che “Tutte le sedi operative che ottengono l’accreditamento, se non già in possesso di un sistema di qualità certificato/accreditato, devono adottarne uno tra quelli riconosciuti a livello internazionale e/o europeo, entro due anni dalla data di pubblicazione del decreto di accreditamento”.
La delibera ha imposto dunque la certificazione di qualità secondo uno dei modelli indicati dalla stessa Regione Toscana (ISO9001:2000,EFQM,CampusOne,ASFOR) come condizione per l’accesso ai fondi regionali.
È dunque evidente che altri livelli importanti di discussione devono far riferimento alla dimensione nazionale e regionale dell’assicurazione della qualità.
Se dunque un primo e forse principale livello di discussione è rappresentato dalla dimensione europea, che chiama ad un’assunzione di responsabilità dei singoli Paesi nel contesto europeo, non si può non riconoscere che la
governance dei cambiamenti nell’alta formazione richiede di portare sul terreno della pratica le sfide della qualità dello spazio europeo della conoscenza superiore e di gestirle attraverso processi di automiglioramento, sistematico e continuo dell’attività accademica.
Così accanto ad un approccio normativo – di tipo top down – che identifica standards e riferimenti europei/nazionali, deve essere sviluppato un approccio più sperimentale di tipo bottom-up nel quale le esperienze significative dei singoli Atenei devono essere inquadrate in un contesto coerente complessivo.
I due approcci non sono alternativi, bensì complementari ed entrambi indispensabili per far diventare significativa l’attività di valutazioneche si compie all’interno di ogni singolo Ateneo, i cui principali referenti sono gli studenti, che insieme al resto della società civile possono partecipare direttamente alla valutazione del sistema accademico, contribuendo con le Istituzioni
competenti a migliorarne l’organizzazione.