(A firma di Michele Troianiello) –
Il primo maggio è stata un giornata importante per l’Inail e per il Paese. La tradizionale manifestazione che prevede la partecipazione del Presidente della Repubblica si è svolta dinanzi alla Sede Centrale dell’Istituto a Roma, dove Napolitano ha inaugurato un monumento dedicato alle vittime sul lavoro, copia di una celebre opera di Vincenzo Vela.
“Quando si verificano assurde e atroci tragedie come quella dei lavoratori periti nel rogo della Thyssen di Torino nel dicembre scorso, e in angosciosa sequenza dei lavoratori di Marghera e infine, non meno dolorosamente e assurdamente di Molfetta, allora, si leva ancor più fortemente il grido ‘Basta’! Non si può continuare così, non ci si può rassegnare come ad una inevitabile fatalità.”
Napolitano, facendo seguito a numerosi suoi interventi, ha voluto lanciare un grido ancora più forte contro la catena delle morti sul lavoro. Nel suo discorso ha anche aggiunto: “Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche, impegnarci concretamente a fondo: tutte le forze sociali, tutte le componenti del mondo della produzione e del lavoro, tutte le istituzioni, specie nelle regioni del Sud dove maggiori sono le criticità e le carenze”.
Nel corso della celebrazione, per alcuni versi davvero toccante, il presidente della Repubblica ha consegnato, in un momento di profonda commozione, la Stella alla memoria ai parenti delle vittime degli incidenti sul lavoro avvenuti alla Thyssen Krupp di Torino, alla Truck Center di Molfetta e a Porto Marghera. A tale riguardo Napolitano ha detto: “Vorrei che le famiglie presenti, che tutte le famiglie delle vittime mi sentissero a loro vicino e non solo in questo giorno, non dobbiamo mai far mancare ai superstiti un valido sostegno materiale.
È inaccettabile che allo strazio per la perdita di una persona
cara si sommino difficoltà e disagi economici ulteriori.
Ricordiamo che gli incidenti non discriminano, essi colpiscono ugualmente lavoratori nazionali e immigrati.
Anzi dal momento che i lavoratori immigrati sono più spesso assunti nell’economia sommersa, sono anche più a rischio.
Chi lavora in nero manca di formazione e spesso degli strumenti necessari a proteggersi contro gli incidenti. E oggi tra le categorie a rischio troviamo in modo particolare i precari, anch’essi poveri di formazione, e gli anziani sui quali pesano maggiormente condizioni di stress”.
Il monumento
Il bassorilievo Le vittime del
lavoro inaugurò la storia del
realismo sociale italiano, di cui
può considerarsi il manifesto.
La cadenza delle figure, che
avanzano nel buio rischiarato solo
dalla lanterna tenuta alta
dall’operaio centrale, ha
l’andamento d’una marcia
funebre lenta e solenne.
L’opera, eseguita nel 1882 da
Vincenzo Vela (Ligornetto,
Canton Ticino, 1820 – 1891), è
unica per forza morale e vigore
veristico, è un omaggio agli oltre
200 operai morti durante i lavori
per il traforo del Gottardo ed era
destinata ad essere collocata
all’imbocco della galleria.
L’opera originale è presso la
Galleria Nazionale d’Arte
Moderna, Roma.
La collocazione di una copia
presso la sede centrale dell’INAIL,
più di un secolo dopo e dopo che
tanti progressi sono stati
realizzati, vuole essere un monito
per il presente e per il futuro: alla
inaccettabilità della tragica catena
di morti bianche e al quotidiano
impegno per preservare la salute
e la sicurezza dei lavoratori.