(A firma di Rinaldo Tordera , Direttore Generale Carispaq Spa) –

Il grado di trasparenza del rating dipende dalla capacità dei modelli utilizzati di cogliere i veri profili di rischio, dall’obiettività delle valutazioni, che è assicurata dalla validazione dei modelli di rating da parte di una struttura indipendente quale è l’Organo di Vigilanza, dall’utilizzo “operativo” dei nuovi strumenti, che va ben oltre la fase di concessione del credito e la fissazione di un tasso.

Con queste caratteristiche, il rating per le banche rappresenta uno strumento che va ad integrare, non a sostituire, le relazioni di clientela che continuano a rappresentare il punto di riferimento centrale attorno al quale ruotano tradizionalmente i rapporti banca-impresa.

Tutto questo avrà una diretta conseguenza anche sul pricing, ma non necessariamente in termini peggiorativi. È bene sottolineare infatti che Basilea 2 offre l’opportunità di gestire il prezzo in modo più chiaro ed oggettivo, rendendone la contrattazione sempre più indipendente dalla dimensione dell’impresa.

In questa prospettiva, i rischi non contrappongono ma avvicinano banca e impresa attorno al comune interesse di gestirli dinamicamente per prevenirli, controllarli e, possibilmente, ridurli.
Ciò comporta però comportamenti coerenti da parte di entrambi gli attori. Alle banche si chiede più professionalità, alle imprese più trasparenza.
In altri termini, il rating può diventare, per le banche, uno strumento “gestionale” importante, un veicolo per rafforzare le relazioni di clientela, anche attraverso la predisposizione di servizi destinati a migliorare il rating stesso.

È bene notare peraltro che, accanto ai modelli, continuerà a mantenere un ruolo fondamentale l’esperienza e la capacità critica del valutatore nell’assumersi la responsabilità delle decisioni.
È lo stesso Accordo di Basilea2 ad escludere un approccio puramente meccanicistico nell’uso dei modelli di rating, che finirebbe per disperdere esperienze e conoscenze specifiche preziose, finendo per deresponsabilizzare l’attività quotidiana di erogazione del credito.
Quali conseguenze avrà il cambiamento in atto sulle imprese?

La peculiarità della struttura imprenditoriale italiana, caratterizzata da un’elevata presenza di piccole e medie imprese, qualifica il sistema imprese in Italia sotto il profilo manageriale e finanziario.

La diffusione dei modelli di rating interno rappresenta pertanto un cambiamento di grande portata, intervenendo nel ridefinire i confini dei rapporti tra banche ed imprese sia sul piano informativo che operativo.
Le imprese di migliore qualità creditizia verranno spinte ad attingere risorse finanziarie direttamente dal mercato, migliorando competitività ed efficienza nella raccolta dei fondi.
Per le imprese di qualità creditizia media ed inferiore il rating determinato dalle banche diverrà una variabile strategica in termini di costo ed efficienza delle proprie scelte di struttura finanziaria, di finanziamento degli investimenti, di politica del capitale.

In questo quadro, si imporrà l’esigenza di ridisegnare e valorizzare le funzioni finanziarie all’interno delle imprese prestando una maggiore attenzione alla programmazione delle risorse e dei processi di sviluppo.
In altri termini, la “funzione finanza” diverrà altrettanto importante di quella commerciale, organizzativa, tecnologica.
I rating d’altro canto rappresentano un oggettivo strumento di valutazione sulla probabilità che si verifichino situazioni di insolvenza dell’impresa, e il controllo di tale tipologia di rischio deve diventare un obiettivo strategico dell’impresa, per poter affrontare con sicurezza e solidità mercati molto competitivi e volatili.

Alla luce di quanto detto, è indubbio che l’applicazione del Nuovo Accordo prospetta per le PMI una maggiore complessità, anche se le luci prevalgono sulle ombre.

Va tuttavia sottolineato che la specificità delle PMI è stata riconosciuta nel Nuovo Accordo, che ha previsto un minor assorbimento patrimoniale per le PMI stesse. Inoltre è stata prevista la possibilità di assimilare il trattamento dei prestiti di importo contenuto (fino a 1 mln di Euro) concessi a questi operatori ai finanziamenti ai privati .
In Basilea II ci sono quindi le condizioni necessarie perché le PMI traggano vantaggio dalle nuove regole.

Al di là dei vantaggi in termini di assorbimento patrimoniale e di tasso vorrei richiamarne altri, forse ancora più importanti e significativi:

  • la possibilità per le imprese di essere valutate secondo “regole del gioco” condivise, trasparenti, certificate, che permettono una gestione attiva del rating;
  • l’interesse della banca a valorizzare i servizi di “gestione” del rischio delle imprese e ad estendere l’orizzonte di valutazione al di là del breve periodo.

In conclusione, l’introduzione di elementi che aiutano a discriminare tra diversi livelli di rischiosità, crea automaticamente un incentivo per banche e imprese a modificare i loro rapporti.
La rischiosità diventa una realtà da gestire nell’interesse di entrambi mettendo in campo la trasparenza e le competenze necessarie.

Queste ultime sono in effetti le condizioni indispensabili affinché le indicazioni contenute in Basilea II si possano trasformare in una grande opportunità.