(A firma di redazione) –
La primavera è alle porte e le manifestazioni allergiche si ripresentano puntuali. Anzi quest’anno, così mite per la gran parte dei mesi, il periodo delle allergie è iniziato con largo anticipo.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le allergie si posizionano ai primi posti come malattie croniche con una prevalenza che si attesta tra il 10 e il 40% della popolazione mondiale, a seconda delle regioni e dei periodi dell’anno. In Italia, i soggetti allergici sono circa il 20% e il 10% dei casi riguarda i bambini.
Tra le patologie più diffuse in età pediatrica, le congiuntiviti allergiche stagionali o perenni rivestono un ruolo importante: spesso associate a sintomi nasali, rinocongiuntiviti, sono tra le principali cause del tipico “occhietto rosso”.
Se le congiuntiviti allergiche sono generalmente benigne, recenti evidenze scientifiche purtroppo dimostrano che in circa il 6-10% dei casi, si tratta di cheratocongiuntivite Vernal(VKC), una malattia infiammatoria cronica, con eziologia ignota, che inizia in primavera, peggiora o persiste in estate e tende a risolversi in autunno.
“La Vernal è tra le malattie rare più frequenti – evidenzia il dottor Daniele Ghiglioni, Allergologo Pediatra, responsabile del poliambulatorio presso la Clinica De Marchi, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano – con sintomi simili a quelli delle altre forme allergiche oculari, ma molto amplificati. Anamnesi e caratteristiche cliniche sono fondamentali per una diagnosi adeguata e una corretta terapia. E la certezza della diagnosi può derivare solo da una stretta collaborazione tra allergologo e oculista come avviene oggi nel nostro ambulatorio dove ogni anno vengono curati circa 2000 bambini affetti da Vernal”.
La VKC è una malattia che colpisce principalmente durante l’infanzia e le successive età pediatriche fino all’adolescenza: nel 70-80% dei casi la malattia si manifesta nei bambini tra i 3 e gli 8 anni, con una maggiore frequenza nei maschi e un picco di incidenza tra gli 11 e i 20 anni. Nella maggior parte dei casi la VKC si risolve verso l’età dello sviluppo. Anche se la VKC è distribuita in tutto il mondo, la maggiore prevalenza si osserva in ambienti caldi e temperati come il bacino del Mediterraneo, Africa, Medio Oriente, India e Penisola Arabica.
Ma quali sono i sintomi che possono far venire il dubbio a mamme e papà che non si tratti di una banale rinocongiuntivite? “L’inefficacia dei comuni trattamenti antiallergici, come gli antistaminici per via oculare, e una difficoltà di adattamento alla luce soprattutto all’esterno, ma anche al risveglio nei casi più gravi, sono sintomi importanti che devono far insospettire – interviene la prof.ssa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e presidente WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici. Quando la fotofobia è molto intensa, occhiali scuri e cappellini sono uno strumento indispensabile di protezione ed è ovviamente necessario escludere rapidamente una lesione della cornea con una valutazione oculistica e poi allergologica al fine di iniziare una terapia idonea ed evitare il rischio di esiti permanenti”.
Oltre alla fotofobia, la cheratocongiuntivite Vernal (VKC) si può manifestare con altri sintomi quali arrossamento, prurito, bruciore, secrezione di muco filamentoso, lacrimazione e sensazione di “corpo estraneo”. E’ stato anche osservato che i bambini affetti da VKC possono presentare ciglia palpebrali di lunghezza superiore rispetto a quella di un bambino sano.
Nelle forme lievi di VKC, la terapia si avvale di trattamento antistaminico e antinfiammatorio topico associato a brevi cicli di corticosteroidi, mentre nelle forme moderate o severe viene utilizzata la ciclosporina in collirio, con preparazione galenica.