(A firma di Michele Troianiello) –
I dati definitivi relativi all’anno 2006, pubblicati nel
rapporto annuale INAIL, confermano le
anticipazioni e le stime non ufficiali già diffuse in
diverse occasioni nel corso del primo semestre
2007. L’INAIL ha registrato 927.998 denunce di
infortuni, circa 12mila casi in meno rispetto
all’anno precedente, pari a una flessione dell’1,3
per cento, che risulta ancora più significativa alla
luce del fatto che il numero degli occupati è
cresciuto nello stesso periodo del 1,9 per cento.
Alla diminuzione nel 2006 del fenomeno
infortunistico hanno contribuito, in pratica, solo i
maschi (-1,7 per cento), perché la percentuale di
donne vittime di infortuni è stabile.
Il calo è risultato più consistente in Agricoltura (-
5,2 per cento) e sostenuto anche nell’Industria (-
2,2 per cento), mentre nel settore Servizi si
assiste a un lieve incremento (+0,2 per cento). In
crescita gli infortuni in itinere, ovvero quelli
avvenuti nel tragitto casa-lavoro, passati
complessivamente dai circa 89mila casi del 2005
ai quasi 91mila del 2006 (+ 1,8 per cento).
L’analisi territoriale, inoltre, evidenzia come la
riduzione degli infortuni ha riguardato
praticamente tutte le regioni italiane. Si distingue
il Sud con un calo del 2,9 per cento, seguito dal
centro (-1,3 per cento) e dal Nord Ovest (-1,1 per
cento).
Più del 60 per cento degli infortuni è concentrato
nel Nord industrializzato, ma la regione con la
frequenza di infortuni più elevata è l’Umbria, per
la quale si è rilevato un indice maggiore di quasi il
47 per cento rispetto alla media nazionale,
sempre in calo comunque se confrontato con il
triennio precedente; l’Umbria è seguita dal Friuli
Venezia Giulia e dall’Emilia Romagna. Bene le
Marche, passate dal quarto al settimo posto,
mentre il Lazio si conferma la regione più sicura (-
33 per cento rispetto alla media nazionale), in
virtù della presenza di uffici della pubblica
amministrazione centrale e di molte imprese che
operano nei servizi e nel terziario avanzato,
settori notoriamente a basso rischio.
A fronte della flessione generale del numero degli
infortuni denunciati, spiccano i dati in
controtendenza dei lavoratori atipici ed
extracomunitari. Parasubordinati e interinali,
infatti, nel 2006 hanno fatto registrare i maggiori
incrementi in termini di infortuni (+19 per cento
circa per entrambe le categorie), mentre
l’incremento del numero dei lavoratori extra-Ue
assicurati all’INAIL, che hanno superato quota
due milioni, si è riflesso anche in termini di
infortuni, in crescita del 3,7 per cento rispetto
all’anno precedente (116mila denunce contro le
112mila del 2005).
Il dato che in assoluto desta più preoccupazione
è, però, quello delle morti bianche, tornate a
crescere nel 2006 del 2,2 per cento, in contrasto
con la tendenza al ribasso registrata nell’ultimo
quinquennio (-11,9 per cento). I 1.302 casi mortali
del 2006, infatti, sono 28 in più di quelli dell’anno
precedente. Poco più del 50 per cento delle morti
bianche sono state causate dalla circolazione
stradale, comprese quelle occorse nell’esercizio
di un’attività lavorativa e quelle “in itinere”.
Gli infortuni mortali avvenuti in occasione di
lavoro, nonostante il trend in controtendenza del
2006, fanno comunque registrare una
diminuzione nell’ultimo quinquennio del 3,2 per
cento, e quelli in itinere sono scesi a loro volta dai
396 casi del 2002 ai 255 dell’anno scorso (-35,6
per cento). L’Estrazione di minerali si conferma il
settore con la più elevata frequenza di casi
mortali, seguito da Trasporti e Costruzioni.
Nel frattempo le prime stime sull’andamento
infortunistico nell’anno in corso indicano un calo
complessivo degli infortuni nel primo
quadrimestre che, allo stato attuale, è valutabile
nell’ordine del 2 per cento rispetto allo stesso
periodo del 2006. Trattandosi di dati non
consolidati qualsiasi tipo di previsione è, però,
prematura.