(A firma di Mirco Gazzera) –

Negli ultimi anni la portata degli strumenti di accertamento e l’entità dei controlli effettuati dal Fisco è sicuramente aumentata.

Le ultime notizie diffuse sul nuovo “redditometro” in vigore dal prossimo anno e una serie numerosa di recenti sentenze della Cassazione, favorevoli alle ragioni dell’erario, combinate con una maggiore attenzione riposta dai media su queste tematiche, hanno fatto sorgere nei contribuenti, spesso anche senza un fondato motivo, una vera e propria “sindrome da stress fiscale”, la quale comporta delle vere e proprie conseguenze fisiche sui contribuenti (ansia, insonnia, depressione, etc.) terrorizzati dall’idea di perdere la propria casa o parte ingente del proprio patrimonio, a causa di una rivendicazione del Fisco (si veda a proposito la ricerca effettuata da “Lo sportello dei contribuenti” consultabile all’indirizzo www.contribuenti.it ).

A questo proposito, molte delle ansie dei contribuenti sono dovute al fatto che essi si sentono impotenti di fronte ad una normativa fiscale difficile anche per gli addetti ai lavori e a un Fisco che, alla ricerca di denaro per tenere in piedi le entrate tributarie in questo periodo di grave crisi, in alcuni casi non si comporta certo con la correttezza e la buona fede che imporrebbe lo Statuto del contribuente nel rapporto tra Fisco e cittadini.
Alcune precisazioni per combattere lo “stress fiscale” e dormire sogni tranquilli
Partendo naturalmente dal presupposto che il contribuente abbia la “coscienza pulita” e quindi non abbia compiuto gravi comportamenti evasivi, è necessario avere ben chiaro che:
il ricevimento di un invito a fornire chiarimenti da parte del Fisco è un evento possibile e che in futuro sarà sempre più frequente, ma che non deve indurre panico, ne essere sottovaluto. Esso costituisce un mezzo attraverso il quale il Fisco chiede informazioni al contribuente, al fine di avere una visione completa della sua posizione fiscale.

A questo proposito è importante sapere che rispondere in modo adeguato e completo ai quesiti posti dagli Uffici finanziari, eventualmente avvalendosi della prestazione di un consulente, può evitare che il Fisco, a causa della mancata o incompleta risposta del contribuente, mandi avanti la procedura (la quale magari è basata su presupposti errati non a conoscenza del Fisco proprio a causa della mancata risposta al questionario) emettendo l’avviso di accertamento, atto che sicuramente potrà essere annullato, se non sussistono i presupposti per l’emissione, ma non certo così facilmente.
Quindi rispondere “bene” agli inviti e ai questionari consente, da un lato al Fisco di valutare correttamente la posizione del contribuente convincendolo eventualmente subito a non procedere ulteriormente, dall’altro, anche nel caso il Fisco porti avanti la procedura, rappresenta un gesto di collaborazione del contribuente che sarà valorizzabile a suo favore nel caso in cui sia necessario ricorrere alle Commissioni tributarie per fare annullare l’atto impositivo emesso dal Fisco.
i tempi della procedura sono sempre piuttosto ampi ed il contribuente ha sicuramente a disposizione tutta una serie di strumenti per far valere le proprie ragioni, ottenendo l’annullamento dell’atto emesso dal Fisco o la riduzione della pretesa fiscale.
Generalmente prima di arrivare a situazioni estreme (ipoteca sugli immobili, fermo amministrativo sui veicoli, etc.) il contribuente, con l’assistenza di un professionista, ha tempo per raccogliere i documenti difensivi e per arrivare ad una soluzione concordata con il Fisco.

Naturalmente dipenderà dal caso concreto.
Poiché il “redditometro” è uno strumento applicabile a tutti i contribuenti e in futuro avrà sempre maggiore portata, è fondamentale, quando si compiono operazioni che rientrano nel capo di azione del redditometro (acquisto di immobili, autovetture, viaggi, etc.) raccogliere preventivamente tutta la documentazione che potrà essere fornita al Fisco, nel caso in cui esso richieda, negli anni successivi, chiarimenti a riguardo.
È fortemente consigliabile quindi raccogliere e conservare tutti quei documenti che possano dimostrare con quali risorse è stato finanziato l’acquisto e le spese di mantenimento dello stesso (estratti conto bancari, contratti di finanziamento, atti di donazione, vincite, documenti che provano la cessione di beni, etc.).

tratto da:
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