(A firma di Gianni Del Vecchio, giornalista e opinionista) –
“Mi impegno a consegnare le prime case entro il 15 di settembre e le ultime a novembre, anticipando il freddo invernale”.
Un Silvio Berlusconi energico e decisionista quello che il 28 maggio scorso davanti alla platea dei commercianti di Confesercenti detta i tempi della ricostruzione aquilana. Il premier indica una forchetta precisa per la consegna dei 4.600 alloggi del progetto C.a.s.e. ovvero le abitazioni costruite nei dintorni dell’Aquila per dare un tetto agli sfollati.
Ebbene, da quel giorno sono passati più di sei mesi, e soprattutto è scaduto il tempo a disposizione di Berlusconi per poter dire di aver mantenuto la promessa.
Ora, la domanda è semplice: come stanno le cose in Abruzzo?
I tempi sono stati rispettati?
Tutti i nuovi quartieri sono stati consegnati?
La risposta, purtroppo, è no.
I dati diffusi martedì 1.12.09 dalla Protezione civile sullo stato dï avanzamento dei lavori pesano come macigni. Su un totale di 183 condomini previsti, solo la metà è stata già consegnata ai terremotati (94). Il resto ancora non è pronto.
Ci sono complessi a cui manca solo qualche dettaglio (come alcuni edifici nelle aree di S. Antonio, Paganica 2 e Tempera) altri che invece sono ancora indietro perchè manca l’arredo oppure perchè sono ancora in costruzione. E se si considera che a regime dovrebbero ospitare circa 17mila terremotati, il conto di quelli che oggi sono ancora in attesa della sistemazione nelle nuove abitazioni presto fatto: più o meno 8.500 aquilani.
Quindi, in conclusione, si può dire che Berlusconi non ha tenuto fede al suo impegno, o quanto meno ci è riuscito solo per metà. Un pò come successe nel 2006 quando venne l’ora di verificare i cinque punti del contratto con gli italiani, firmato nel 2001: cinque anni dopo Luca Ricolfi dell’università di Torino stimò una percentuale di successo del 60 per cento, dato più o meno confermato dal Sole24Ore che negli stessi giorni di vigilia elettorale scrisse di l’obiettivi centrati a metà.
Fallimento abruzzese di Berlusconi, quindi.
E la Protezione civile?
Bisogna dire per onestà che Guido Bertolaso, negli stessi giorni in cui il premier sparava la data di fine novembre, andava precisando a destra e a manca che in realtà il cronoprogramma prevedeva come termine ultimo Natale, un mese dopo rispetto alle promesse berlusconiane. Trenta giorni in più, non proprio un dettaglio visti i 200 complessivi stimati per l’ntero progetto.
Tuttavia, anche volendo prendere per buoni i tempi fissati da Bertolaso, ci si accorge che neanche questi saranno rispettati, non tutti gli aquilani mangeranno il panettone nelle nuove casette.
Nei venti giorni che ci separano alle feste, la Protezione civile potrà infatti consegnare solo quegli edifici che sono già completati e a cui mancano al massimo i mobili o gli allacci di luce e gas.
Sempre secondo i loro dati, in tutto sarebbero 123 (compresi quelli già assegnati) su 183 totale. Significa che per un terzo delle case si slitterà all’anno prossimo.
Un ritardo considerevole, che non si spiega solamente con i 20 condomini in più aggiunti nello scorso settembre ai 163 del progetto originario. Di fatti lo stesso commissario governativo non ha potuto nascondere il rinvio: qualche giorno fa, per la prima volta, ha ammesso al Tg 4 che alcune case arriveranno dopo l’Epifania.
E Berlusconi, comprensibilmente, ha taciuto.