(A firma di Antonio Cappelli, Direttore Confindustria L’Aquila) –

L’Aquila, ore 03:32 del 6 aprile 2009: in qualche decina di secondi viene sconvolta la vita di un territorio e di tante, tante migliaia di persone.
Sono passati diversi giorni da quella notte e il bilancio è terribile: oltre 300 morti e migliaia di feriti, un disastro che ha annullato vite, sogni, famiglie, che ha quasi completamente distrutto la città dell’Aquila, cancellato paesi e devastato frazioni, che ha messo in ginocchio l’economia di una intera provincia, ma non ha piegato la sua gente.
Dobbiamo dirlo a chiare lettere: è stata una catastrofe terribile, ma questa Gente, e pur non essendo un abruzzese (mi sento, però, un aquilano di adozione, fosse nient’altro perchè ho dimostrato anch’io di essere “per niente morbido ” avendo avuto la enorme fortuna di essere venuto fuori dalle macerie solo con qualche grosso ematoma) lo dico con orgoglio, ha dato prova di grande dignità e coraggio.
È in nome della sua tenacia, dello spirito di questa popolazione che nemmeno il terremoto è riuscito a domare, dei suoi cittadini e dei suoi imprenditori, “gente tosta” che vuole rialzarsi, e subito, che le Istituzioni devono impegnarsi a fare il massimo (ed anche di più) perché si riesca a trasformare il dramma in un’occasione di rinascita e di sviluppo per l’intera Provincia.
Di fronte al paese, ma anche alla comunità internazionale questo Territorio vuole dimostrare tutta la sua capacità di reazione e la sua onestà, rifuggendo ogni tentazione di “caccia al contributo” o, peggio, di speculazioni, magari all’ombra delle organizzazioni criminali.
Un punto sul quale tutti concordano:
massima allerta sulla gestione delle ingenti risorse pubbliche e private che saranno destinate alla ricostruzione.
Altro punto sul quale tutti sono d’accordo è quello di privilegiare, per quanto possibile, nell’affidamento lavori di ricostruzione le imprese locali, proprio per favorire la ripresa economica del territorio.
Non solo: “compriamo abruzzese” è l’invito che viene a gran voce.
L’industria, soprattutto quella manifatturiera, che in regione rappresenta oltre il 23% del Pil, soffrirà come già soffriva per la crisi, prima del terremoto del 6 aprile, ma le imprese, moltissime delle quali di piccola e media dimensione, non sono intenzionate a mollare.
La necessità di interventi urgenti e del tutto straordinari è lampante. Ma è indispensabile non disperdere i fondi in mille rivoli, bensì individuare progetti precisi e circoscritti, da realizzare in tempi rapidissimi e con modalità operative che possano essere monitorate e valutate nel merito.
In tal senso, considerando l’altissimo livello di intervento che si renderà necessario, si potrà e si dovrà pensare di pianificare una ricostruzione che si ponga in termini di avanguardia e di eccellenza nell’intero panorama internazionale, al fine di rendere il territorio competitivo ed attrattivo al massimo livello. Penso in particolare all’edilizia e alle infrastrutture civili (piani regolatori ben strutturati, parcheggi, ricostruzione dei centri storici, spazi per la cultura e per il tempo libero, attività commerciali, ecc.) all’ Università (campus di eccellenza, edilizia universitaria, strutture di ricerca, ecc.), alle aree industriali (aree competitive e ben attrezzate per logistica ed infrastrutture, ecc).
Per far ciò occorrono risorse ingenti ed interventi di sostegno adeguati e la solidarietà nazionale ed internazionale, a tal fine, dovranno tradursi in risposte concrete. In primo luogo, quindi, l’UE dovrà riconoscere d’urgenza al comprensorio aquilano più fortemente colpito dal terremoto uno status di “area assimilabile” alle aree più depresse europee e, quindi, destinataria di adeguate risorse e incentivi in termini di contributi a fondo perduto per nuovi investimenti, sgravi ed esenzioni contributive e fiscali, procedure burocratiche d’urgenza, ecc.. Solo un tale tipo di riconoscimento potrà veramente ridare speranza di rinascita ai territori colpiti e, quindi, permettere la ripresa dell’economia e di tutti gli altri settori civili e sociali.
Allo stesso modo potrà e dovrà essere prevista una specifica legislazione di vantaggio, certamente inferiore nei tempi e nelle quantità degli aiuti rispetto a quella prevista per i territori più colpiti, a favore di determinati territori e settori che avranno pesanti ripercussioni a livello dell’intera regione.
Naturalmente le risorse e gli interventi dovranno avere carattere principalmente aggiuntivo, rispetto a programmi e piani operativi già definiti (es. fondi FAS, POR FERS, azioni connesse 2015) che costituiscono fonti e piani strutturali di interventi fondamentali per l’economia di tutta la regione e, quindi, anche di quella delle aree colpite dal sisma.
Ultimo, ma non ultimo, il problema della filiera turistica e, su questo, voglio concludere.
Prendendo a prestito il pensiero di Dario Colecchi, Presidente di FederTurismo Confindustria Abruzzo:

“Il tremendo sisma che ha seminato lutti e distruzione all’Aquila e nel circondario si inserisce in una fase congiunturale assai difficile per il comparto in tutti i Comuni della Provincia, che fa del turismo il principale volano di sviluppo economico e sociale dell’area. Temiamo che le drammatiche conseguenze del terremoto possano esporre gli operatori ad un blocco totale dell’attività anche se le strutture ricettive si trovano in aree che non sono state toccate dal sisma o lo sono state in misura marginale. Un aspetto questo tanto più rilevante poiché sono numerose le località ed i borghi della regione in cui il turismo, fortemente integrato nel tessuto sociale, costituisce la principale fonte di occupazione. Siamo convinti che la ricostruzione materiale e la rinascita morale ed economica dei territori più colpiti debbano essere spinte dalla vitalità e dall’energia di tutti gli abitanti della Provincia, di cui gli operatori turistici rappresentano una segmento cospicuo nella creazione di prodotto regionale, ricchezza e sviluppo. La provincia deve fare sistema intorno ai suoi valori di pregio naturale, ritrovare l’orgoglio e la fierezza in grado di accelerare la fase di ripresa della città e delle popolazioni colpite. Noi, sia chiaro, non chiediamo soldi, che devono andare tutti e molto rapidamente all’area del cratere ed ai suoi abitanti. Pensiamo, pero, che l’estensione alle imprese turistiche delle misure di sostegno, allo studio del Governo, coniughino l’esigenza di non deprimere ulteriormente il nostro settore e di favorire contemporaneamente un effetto moltiplicatore che sarà utile per il rilancio complessivo dell’economia della provincia aquilana”.
Qualcuno ha scritto “Ridateci le ali e ritorneremo a volare” ma io preferisco “Riprendiamoci le ali e continuiamo a volare”.