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L’idea di una “Capitale Europea della Cultura” nacque nel 1985 su proposta lanciata da un’attrice, Melina Mercouri, che sperava così di avvicinare i popoli europei nel tentativo di condividere arti, cultura, saperi. La città prescelta ha la possibilità di manifestare la propria vita ed il proprio sviluppo culturale, con ovvi vantaggi economici e sociali.
Sono 19 le città italiane che sognano di conseguire l’ambito traguardo che spetta in quell’anno, oltre al nostro Paese, anche alla Bulgaria.
Per L’Aquila la candidatura a Capitale Europea della Cultura per il 2019 rappresenta un’occasione fondamentale lungo l’itinerario di rinascita economica e culturale della città e del territorio circostante, colpiti duramente dal terremoto del 6 Aprile 2009.
Il 2019 è un anno importante perché segnerà il decimo anniversario di quella notte terribile: un anno in cui ogni attività echeggerà della memoria delle 309 vite che quella notte furono infrante.
Ottenere il titolo di Capitale Europea della Cultura è un progetto ambizioso, ma realistico e ben motivato, perché la città può e desidera presentarsi agli occhi dell’Europa con la sua identità ritrovata, con il suo centro storico rigenerato fisicamente e moralmente, con le sue eccellenti potenzialità produttive rianimate, con il suo sistema di produzione artistica e ricerca scientifica sempre piú risplendente.

Qual è la sfida principale che tale titolo comporterebbe?

L’Aquila vincerà in due modi la sfida. Vincerà perché l’entusiasmo propositivo e operativo che si va aggregando intorno a un progetto d’alto profilo identitario e civile, qual è il ruolo di Capitale Europea della Cultura, proietta verso il successo il grandioso processo in atto per la ricostruzione e l’innovazione materiale, economica e culturale della città terremotata e dei magnifici borghi che la contornano. Inoltre, vincerà perché l’Italia non può sciupare l’opportunità di offrire all’Europa la prova concreta e convincente della capacità di costruire modelli virtuosi.

Quale più pertinente modello virtuoso potrebbe darsi, se non quello di aver realizzato la riappropriazione patrimoniale e produttiva di una grande città d’arte?

La sfida principale consiste nella ricostruzione del centro storico della città. Questa non è l’unica sfida che presentemente impegna la comunità, ma essa è certamente la principale e quella che sostanzia e condensa tutte le altre, a cominciare dalla competizione per il titolo di Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019.
Non potrebbe esservi, e infatti non v’è, sfida maggiore, per una comunità che ha visto sbriciolarsi nell’arco di pochi secondi un centro storico la cui estensione e il cui pregio non trovano riscontro in Europa se non risalendo al 1755, allorché non dissimile sorte occorse alla città di Lisbona.
Nel 2019, a dieci anni dal terremoto del 6 Aprile 2009, la città dovrà aver riconquistato per il proprio centro storico, se non la completezza, almeno una parte sostanziale della valenza estetica e dell’agibilità funzionale, perché questo reclamano le necessità vitali dei cittadini e l’interesse culturale e patrimoniale del genere umano.

Il Progetto proposto potrebbe riassumersi in uno slogan?

Tutto il passato è la radice del nostro futuro, del futuro come persone e come comunità. Ciò che sarà o saremo dipende da ciò che è stato o siamo stati. Se non sappiamo da dove veniamo, non possiamo comprendere veramente chi siamo o saremo. Il programma che si potrà realizzare, qualsivoglia ne siano le effettive componenti prescelte, comunque non può discostarsi da un’impostazione fondata sulla immaginazione di un futuro delineato in termini di prospettiva coerente con i fondamenti della realtà pregressa.
Scaturisce da queste considerazioni l’ipotesi di slogan che viene proposta per l’eventualità della scelta dell’Aquila quale Capitale Europea della Cultura 2019: «il Futuro viene da lontano».

In che modo la manifestazione potrebbe contribuire a rafforzare i legami della città con il resto d’Europa?

Il progetto mira a coniugare le specificità e le caratteristiche locali con elementi della diversità europea, affrontando temi che avranno come filo conduttore la continuità con il passato in funzione della costruzione del futuro.
L’Aquila, del resto, ha sempre avuto forti legami con l’Europa, contribuendo con le sue specificità a momenti importanti della tradizione culturale europea.