(A firma di .) –
A dieci anni dal primo World Social Forum, si apre ora una nuova fase per la più grande rete mai esistita di connessione tra gli attori della società civile, che dalla sua prima edizione (2001, Porto Alegre) invoca un cambiamento radicale per un mondo migliore, più sostenibile e solidale.
Ai medesimi obiettivi – passati ora dalla denuncia alla proposta di un nuovo progetto di società e di economia per il benessere di tutti – da sempre si ispira Terra Futura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale che si svolgerà a Firenze, Fortezza da Basso, dal 20 al 22 maggio 2011.
Al centro dell’ottava edizione di Terra Futura il tema della “cura dei beni comuni”.
Una cura che – considerato il disinteresse evidente o l’incapacità dei governi e delle istituzioni di farvi fronte – è sempre più nelle mani dei cittadini e delle organizzazioni.
È l’altra parte dell’umanità, quella che non sa e non vuole arrendersi all’irreparabile “tragedia” dei beni comuni, se si pensa che nel 2010, secondo il Global Footprint Network, si è varcata la soglia critica oltre la quale il consumo globale delle risorse naturali ha superato il tasso con cui la natura le rigenera. Il ritardo è già grave e una gestione finalmente responsabile e sostenibile non si può più rimandare: oltre all’irrimediabile danno ambientale, altrimenti, c’è anche il rischio che vengano meno molti diritti come la salute, l’equità sociale, il lavoro, la sicurezza, l’educazione e l’informazione… Così si legge nel Position Paper, il documento condiviso che riassume la visione politica dei partner di Terra Futura e che, trattando dei beni comuni, pone al centro anche una questione di democrazia: chi può decidere delle risorse della Terra? chi stabilire quali uomini e quali popoli possano goderne più di altri? e ancora, chi decretare dove e cosa produrre?
«Ciò che Terra Futura chiede da anni – spiega Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, – è un nuovo contratto sociale “a responsabilità collettiva”.
Le contraddizioni del modello di sviluppo attuale se da una parte generano continue crisi dall’altra hanno prodotto pratiche ed idee di economia di mercato basate sulla responsabilità, la relazione, la sostenibilità. Finalmente la necessità di riconvertire l’economia in modo partecipato e democratico e in ottica ecologica e sociale, è avvertita come un’esigenza e un’opportunità
concreta da parte di settori sempre più ampi della società civile».
Alla Fortezza da Basso, un ampio panorama delle buone pratiche già esistenti e sperimentate nelle nostre città e sui territori: prodotti, progetti e percorsi, frutto di scelte e azioni di vita, di governo e di impresa che sono l’unica strada possibile verso un futuro più equo e sostenibile.
Nella vasta rassegna espositiva, articolata in diverse sezioni tematiche, numerosi i settori rappresentati: tutela dell’ambiente, energie alternative, finanza etica, commercio equo, agricoltura biologica, edilizia e mobilità sostenibili, turismo responsabile, e ancora consumo critico, welfare, impegno per la pace, solidarietà sociale cittadinanza attiva e partecipazione…. Un mondo che sa produrre nuova economia e generare occupazione.
L’evento propone anche un programma culturale fitto, fra seminari, dibattiti e convegni con esperti e testimoni dei diversi ambiti; e ancora numerosi workshop e laboratori, per far sperimentare ai visitatori come sia possibile declinare la sostenibilità a partire dal quotidiano di ciascuno.