(A firma di Elisa Ghione, tratto da http://economia.iobloggo.com) –

Le dosi

Prendete un paese mediterraneo con problemi economici strutturali, un debito di circa 53 miliardi di euro in scadenza nel 2010, una manciata scarsa di introiti tributari, manipolazione dei conti pubblici quanto basta. Dopo aver versato il tutto nel mixer azionatelo sul programma “crisi mondiale”.
Lasciate riposare il composto fino a sfiorare il livello “default”.

Le buone massaie lo sanno… perché un piatto riesca bene non è sufficiente essere rigorosi nelle dosi, ma è necessaria, più di ogni altra cosa, un’elevata qualità delle materie prime. Per questo motivo il paese da voi prescelto dovrà avere caratteristiche precise e un’origine controllata.

Preparazione degli ingredienti


Fate sì che il paese entri in un’unione monetaria così che, grazie alla diminuzione dei tassi d’interesse e al miglioramento del deficit pubblico, possiate apparire creditori più affidabili.

Cosa? Il vostro paese non rispetta i parametri d’ingresso?
Non disperate!
Chiamate Goldman Sachs e chiedete trucco e parrucco: grazie ad una serie di swap e strumenti finanziari vari sarà in grado di abbellire i vostri bilanci mascherando le poste contabili indesiderate. Tutto legale sia chiaro. Inoltre vi sarà consentito di entrare nell’unione anche con una politica fiscale fuori controllo, agitazioni sindacali e aumenti salariali controbilanciati da bassa produttività. Si consiglia di fare un uso massiccio delle cartolarizzazioni anche dopo l’ingresso per non rischiare che venga avviata una procedura per deficit eccessivo. L’oggetto delle securization può andare dai pedaggi autostradali alle lotterie fino ad arrivare a swap con forti componenti a sfavore del paese stesso che rappresenteranno forme di debito per il futuro.
Non avete compreso bene?
Neppure i vostri cittadini.
Il paese che avete scelto dovrà, nel corso degli anni successive, essere caratterizzato da un eccessivo aumento dei costi del lavoro (40% in circa 7 anni) e, in termini di occupati, da un elevato peso del settore pubblico, giustificato da una norma costituzionale che sancisce le prerogative giuridiche ed economiche della funzione pubblica.
Non si dimentichi il ruolo delle esportazioni. La loro quota in rapporto al PIL dovrà passare dal 9% al 7%, in controtendenza rispetto al resto dell’unione. Altri paesi dell’unione raggiungeranno aumenti pari al 24%.

L’alto debito pubblico (300 miliardi di euro per il 2009 pari a circa il 120% del PIL) sarà aggravato da una recessione che contrarrà le entrate fiscali e che obbligherà ad espandere la spesa pubblica per far fronte alla crisi. Molto denaro pubblico sarà utilizzato per salvataggi bancari ed ammortizzatori sociali e ciò renderà necessario recuperare sempre maggiore liquidità sul mercato.

Quando servirlo


Si consiglia di servire il pasticcio all’indomani delle elezioni politiche del vostro paese quando, magicamente, le previsione di deficit al 6%, stimate dal precedente governo, si riveleranno errate mostrando un dato reale del 12,7%. Ciò dimostrerà la presenza di una grande falla sia nel sistema di contabilità nazionale sia in quello europeo, visto il precedente accreditamento dei dati da parte dell’ente competente.

I giudizi degli esperti


Lo so, vi state chiedendo: ma otterrò un piatto d’effetto? quale sarà l’opinione generale? Le principali società di rating sanno colpite da quel che avete preparato e faranno a gara per modificare, al ribasso, il giudizio sul debito sovrano ma non solo… anche quello delle vostre banche. Il rating si attesterà intorno al BBB+ consentendo ai titoli emessi nel paese di mantenere la definizione di “investment grade” ma l’outlook, quale orientamento di medio/lungo periodo, passerà da “stabile” a “negativo” viste le prospettive non proprio rosee sul debito pubblico, la bassa credibilità delle istituzioni finanziarie e il difficile clima politico che si sarà creato.

Anche i mercati si renderanno conto del capolavoro da voi creato: otterrete un differenziale record tra i Tbund tedeschi e i vostri titoli decennali raggiungendo, nei mesi successivi all’insediamento del nuovo governo, uno spread pari a 3,5 punti percentuali.

Che dire… buona crisi a tutti!