(A firma di Sandro Coletti) –

Le Edizioni Laterza dedicano un volume della loro collana,inerente i maggiori istituti bancari italiani, alla Cassa di Risparmio della provincia aquilana, che nel 2009 festeggia i 150 anni di attività (l’anniversario cade nell’anno segnato dal terremoto, che ha devastato la città dell’Aquila).
Il volume è un interessante excursus attraverso la storia dell’istituto di credito, rendendo evidente il suo rapporto profondo con la storia sociale ed economica della città dell’Aquila, della sua Provincia, fino a rendere evidenti i meccanismi di un economia che, nel corso degli anni, è divenuta necessariamente globale.
La Cassa di Risparmio nasce come ente pubblico il cui compito è principalmente quello di educare al risparmio sia i ceti medi che popolari, facendo in modo che i capitali non fuoriuscissero dall’area di insediamento (L’Aquila), ma che venissero invece reinvestiti proprio per favorire lo sviluppo di quest’ultima. I vertici dell’ente (assemblea dei soci e c.d.a.) sono presieduti da aquilani, e ciò contribuirà non poco alla formazione di una classe dirigente cittadina. Il legame col territorio rappresenta il trait d’union che caratterizza tuttora l’istituto, nonostante sia divenuto una s.p.a. interna al gruppo Bper, e che è evidente nel suo impegno per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma nello scorso anno.
Ripercorrere la storia della Cassa significa quindi comprendere le dinamiche storiche e socio economiche non solo della provincia dell’Aquila, ma della nazione stessa, ne è un esempio la fascistizzazione dei vertici dell’istituto negli anni ’20, che tuttavia non riesce a snaturare la missione dell’ente, che anzi, proprio dal tentativo, promosso e fallito dal regime, di costituire una Federazione delle Casse di Risparmio abruzzesi, prende spunto per una successiva espansione e capillarizzazione nel territorio.
Molte le congiunture negative che la banca ha dovuto affrontare, specchio di crisi nazionali ed internazionali, dall’emigrazione di fine ‘800 inizi ‘900 alle due guerre mondiali (tra il 1916 e 1917 vennero presentati, per la prima e unica volta utili passivi fino ad un massimo di 19000 lire), dalla crisi petrolifera dei primi anni ’70, che diede vita al crollo del dollaro e della sterlina, le due valute di riferimento dello standard gold exchange fino alla recente e ancora viva crisi dovuta all’esplosione della bolla speculativa dei mutui statunitensi. A tali situazioni di rischio la Cassa di risparmio ha reagito con estrema duttilità, adattandosi a livello organizzativo e statutario, fino alla costituzione, verso la fine degli anni ’90, di Carispaq s.p.a., che di fatto separa l’attività economico finanziaria tipica di una banca dai fini di pubblica utilità, inerenti invece la Fondazione Cassa di Risparmio, (azionista, insieme a Bper e Fondiaria, della stessa Carispaq s.p.a.). In tal modo l’attività bancaria torna ad essere concorrenziale dopo un periodo difficile, ovvero l’ultimo decennio del ventesimo secolo, dove, forse per la prima volta in maniera così marcata, l’istituto non riesce ad essere presente sul territorio di riferimento, perlomeno non con prodotti adeguati e competitivi.
Come già più volte evidenziato, il volume in questione mostra come l’ente sia stato, e sia tuttora, legato a doppio filo col territorio abruzzese e con l’aquilano in particolare (il Comune e la Provincia dell’Aquila sono da sempre tra i destinatari degli impegni più significativi della Cassa); proprio questo dato dovrebbe far riflettere soprattutto la classe dirigente; il libro mette infatti in risalto una preoccupante costante storica: nonostante la presenza di un’ingente liquidità raccolta dalla Cassa, non è stato quasi mai possibile investire il capitale in attività produttive di grande rilievo (anche per questo motivo furono le istituzioni pubbliche le principali beneficiarie delle risorse messe a disposizione dalla Cassa aquilana).
Ciò appare dovuto sia ad una generale e storica arretratezza del Meridione, sia soprattutto all’assenza, soprattutto nell’aquilano, di un’imprenditoria lungimirante e, se si vuole, coraggiosa, capace di indirizzare su di sé le risorse a disposizione della Cassa di Risparmio al fine di un reale e duraturo sviluppo economico e, di riflesso, sociale.