(A firma di Francesco Tedesco, Resp. campagna energie e clima Greenpeace Italia) –

I cambiamenti climatici sono la più grande minaccia ambientale che l’umanità si trova ad affrontare.
L’aumento della temperatura terrestre, oggi pari a +0,8°C, è stato causato per la maggior parte alle emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati, che continuano ad aumentare.
Se non si interviene ora, tale aumento potrebbe arrivare a +6°C entro il 2100.
La scienza è molto chiara su cosa occorre fare per evitare impatti climatici catastrofici: le emissioni di CO2 devono essere stabilizzate al più presto, nei prossimi sei anni, per poi essere portate il più possibile vicino allo ZERO entro il 2050. Anche se questo avvenisse, alcuni impatti gravi non potranno essere evitati.
Eppure, mentre i fenomeni climatici si aggravano sotto i nostri occhi, e di fronte al messaggio forte e chiaro da parte del mondo scientifico internazionale, la politica non ha ancora fatto i passi necessari per arrivare a un accordo mondiale per salvare il Pianeta, gli ecosistemi e milioni di vite umane dai peggiori e irreversibili impatti dei cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici causeranno l’estinzione in massa del 20-30% delle specie oggi conosciute; la perdita di ghiaccio nell’Artico e nell’Antartico ha superato gli scenari più negativi disegnati dagli scienziati, e molti atolli e isole rischiano di sparire costringendo intere popolazioni a spostarsi. Quando i terreni fertili verranno colpiti da siccità e alluvioni, la sicurezza alimentare di miliardi di persone sarà a rischio.
Per porre parziale rimedio agli scenari drammatici disegnati dalle attuali conoscenze scientifiche, la prossima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen rappresenta l’ultima possibilità di intervenire in tempo, perché se non sarà raggiunto un accordo sulla riduzione immediata delle emissioni, le possibilità di arginare gli effetti più catastrofici saranno compromesse.

Copenhagen è l’ultima chiamata.
È indispensabile che i capi di stato si assumano la responsabilità e rompano lo stallo che affligge i dibattiti sul clima, prendendo impegni concreti sul taglio delle emissioni e sul piano finanziario, cogliendo l’opportunità di stimolare la ripresa economica, favorendo scelte energetiche pulite e creando milioni di nuovi posti di lavoro verdi.
La crisi climatica è un’opportunità per uscire dalla crisi economica, rinnovando il sistema produttivo in chiave ecologica.
Il terremoto che ha colpito la città dell’Aquila è stato un chiaro monito del potere distruttivo dei disastri naturali. Le scosse che hanno devastato le case, i beni e le vite di così tante persone non potevano essere evitate. Ma i cambiamenti climatici si. I leader del Mondo sono responsabili del destino di miliardi di persone, della sopravvivenza di ecosistemi e specie naturali, del mondo come lo conosciamo. Ora è il momento di agire.
Greenpeace si batte e continuerà a battersi affinchè i maggiori Paesi emettitori di gas serra raggiungano un accordo globale forte, equo e legalmente vincolante a Copenhagen per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020.
Le scelte politiche possono essere complicate.
Quelle esistenziali invece sono semplici.