(A firma di Emanuel Antonacci) –

“Microcredito anche a New York: Yunus sbarca in America” hanno titolato recentemente i giornali, raccontando di come il banchiere dei poveri, premio Nobel per la Pace, abbia aperto un ufficio in uno dei quartieri della metropoli statunitense.
“I poveri sono uguali in tutto il mondo” dice Yunus. Ma che il microcredito, dopo i l successo avuto in Bangladesh, dove ha ridato dignità a migliaia di persone consentendo loro di uscire dalla povertà, sia ora uno strumento utilizzato anche nel cuore della società capitalistica, deve far riflettere sui limiti del sistema finanziario attuale, incentrato sulla speculazione e sul profitto, che esclude crescenti porzioni della popolazione dall’accesso al credito (circa 28 milioni di persone negli Stati Uniti non può avere un conto in banca) creando sempre maggiori disparità sociali.
Del resto il microcredito moderno rappresenta l’evoluzione dei Monti di Pietà creati in Europa nel Quattrocento dai francescani come strumento di lotta all’usura e alla povertà . La motivazione principale che ne ispirò l’istituzione era di tipo solidaristico: in una situazione in cui l’impossibilità delle famiglie meno abbienti di accedere al credito a un tasso di interesse equo le costringeva a ricorrere agli usurai e quindi a precipitare nella miseria, i frati si proposero di garantire la possibilità di ricevere denaro in prestito anche ai più poveri. La situazione dal Quattrocento ad oggi non è poi così diversa.

Il concetto del microcredito può essere compreso a fondo solo guardando i fatti economici con le lenti della finanza etica, cioè di una finanza che si preoccupa anche delle conseguenze sociali ed ambientali delle sua azioni. In questo senso il microcredito non è solo un’attività finanziaria, ma anche e soprattutto un’attività sociale, che scardinando un sistema del credito basato sulle garanzie e sul patrimonio mette al centro un sistema solidaristico basato su relazioni sociali e sulla fiducia.
In latino fides ha un duplice: fiducia e credito.
Questi due concetti sono pertanto legati anche semanticamente, l’un all’altro: il microcredito si basa sulle relazioni tra le persone mettendole al centro dell’agire economico.

Per questo motivo, i numerosi progetti di microcredito che Banca Etica sta portando avanti in Italia si svolgono in collaborazione con organizzazioni che operano nel sociale, con il volontariato, con Caritas diocesane o con enti pubblici, cioè con soggetti in grado di assicurare una rete di relazioni e l’inserimento nel territorio, che lavorano alla creazione di legami di fiducia; senza questi presupposti, un microcredito pensato solamente come un “credito di piccolo importo”, come pura attività finanziaria, rischia di tradursi in una operazione di marketing o peggio in un fallimento.
Da alcuni mesi anche in Abruzzo, nella in provincia dell’Aquila, è partito un progetto di microcredito denominato “Finanza etica per lo sviluppo” promosso dal GAL Marsica con la partnership di tre Comunità Montane: Marsica 1, Valle Roveto, Valle del Giovenco.

Lo scopo è quello di di supportare lo sviluppo del territorio marsicano finanziando soggetti che difficilmente avrebbero accesso al credito tradizionale o progetti con un particolare valore sociale/ambientale.
Sono presenti tre fondi di garanzia, ciascuno di 200.000 euro, che attivano tre linee di microcredito rivolte a:

  • attivazione di microimprese e ditte individuali;
  • cooperative, associazioni o altre organizzazioni del settore no-profit;
  • imprese già costituite

I finanziamenti riferiti ai primi due fondi sono curati dalla Banca Etica, quelli del terzo sono curati dalla Carispaq.
Nella selezione dei finanziamenti si è scelto di dare priorità a:

  • servizi socialmente utili compresi quelli di tipo culturale e assistenziale;
  • attività a basso impatto ambientale;
  • formazione professionale a supporto dell’autoimpiego in lavoro autonomo e in microaziende individuali.
  • agricoltura biologica, biodinamica e di filiera

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito dove nella sezione “Finanza etica per lo sviluppo” si può anche scaricare il modulo di domanda.
I primi finanziamenti erogati sono stati quelli di un ragazzo che con 6.000 euro ha avviato la sua attività di commercio ambulante ed una cooperativa sociale che ha da poco rinnovato i locali della sua sede.
E’ solo l’inizio di un progetto che si spera possa tradursi in una opportunità per i giovani, gli immigrati, quanti operano nel sociale, nell’ambiente, nella cooperazione, e cercare di utilizzare nel modo migliore anche nella nostra regione questo strumento che ha dimostrato la sua validità dal Bangladesh a New York.