(A firma di (Redazione)) – I consumatori promuovono l’inserimento dei nuovi prodotti nel paniere 2016 per il calcolo dell’inflazione ma criticano i pesi attribuiti dall’istituto di statistica alle varie voci. “Il vero problema dell’inflazione”, spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, “e’ rappresentato dai pesi che l’Istat attribuisce alle singole voci. E’ incomprensibile la scelta di aumentare in modo piu’ consistente il peso dei ‘Servizi ricettivi e di ristorazione’, dopo che negli ultimi anni le famiglie hanno tagliato fortemente proprio viaggi e cene al ristorante, e far diminuire poi i ‘Trasporti’, voce che al contrario incide pesantemente sulle uscite mensili dei cittadini”.
Dello stesso parere Rosario Trefiletti e Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, secondo cui “iarametri adottati, sotto diversi aspetti, risultano ancora inadeguati nel rilevare il reale andamento dei prezzi. Per una maggiore attinenza alla realta’”, affermano in una nota, “e’ fondamentale affrontare seriamente un riequilibrio dei pesi dei beni del paniere: rendendo piu’ realistici i pesi assegnati ad alcune voci, come ad esempio quella importantissima relativa all’rc auto. Inoltre riteniamo sbagliata l’immissione avvenuta negli anni scorsi di prodotti tecnologici molto costosi, dalla diffusione ancora piuttosto limitata, la cui inevitabile caduta di prezzo condiziona al ribasso il tasso di inflazione in termini generali.
Questi beni dovrebbero inseriti nel paniere solo dopo aver raggiunto una soglia minima di diffusione, pari ad almeno il 20% della popolazione”.
“Apprezziamo l’inserimento nel paniere di alcuni prodotti di largo consumo, come la T-shirt uomo, il trapano elettrico, le lampadine led e anche l’introduzione di alcune sottoclassi, come il distinguo tra auto nuove e usate o la differenziazione, per il latte, tra intero e scremato, dubbi invece su alcuni pesi del paniere”, dice Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale consumatori.
“Ci domandiamo, ad esempio, perche’ salga il peso della voce ‘Abbigliamento e calzature’ o dei ‘Servizi ricettivi e di ristorazione’. Non ci pare che in questo periodo si registri un boom nelle vendite di calzature o la gente vada cosi’ spesso a mangiare al ristorante.
Per non parlare di alcune singole voci, come il calo del peso della fornitura acqua o della raccolta rifiuti”, conclude Dona.