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L’Aquila, i gioielli dei quarti

(A firma di (1999) Errico Centofanti) –

A metà del Duecento, i villaggi del versante meridionale del Gran Sasso, che secondo tradizione erano in numero di 99, allo scopo di proteggere i propri abitanti e le loro attività dalle angherie dei signori feudali, si federarono per trasformare in città fortificata il Locus Acquili, un piccolo insediamento che da remotissima epoca sorgeva lungo il corso mediano del Fiume Aterno.
Nasceva così L’Aquila, uno dei rari esempi medioevali di città interamente pianificata a tavolino. Dal centro della città si diramano idealmente, fino al limite esterno dei territori federati, i bracci di una croce con cui vennero ripartite in quattro Quarti (Santa Giusta, San Marciano, San Pietro e Santa Maria Paganica) sia l’arca intra-moenia che quella extra-moenia; pianificata la ripetizione in città della medesima dislocazione territoriale dei villaggi fondatori, ciascuna delle comunità preesistenti si inurbò: nel Quarto a Nord-Ovest si trasferirono i villaggi che fuori le mura stanno a Nord-Ovest e così via.
Per la realizzazione dei Gioielli, proprio la giacitura dei Quarti ha suggerito un aggancio con la simbologia degli elementi primari, i quali, tradizionalmente collegati a ciascuno dei quattro punti cardinali, sono notoriamente quattro, come quattro sono i Quarti aquilani:


Santa Giusta Sud Fuoco
Santa Maria Est Aria

San Pietro Nord Terra
San Marciano Ovest Acqua

I collegamenti simbolici tra i Quarti e gli elementi primari corrispondono del resto a realtà oggettive; infatti:


Il motivo geometrico costituente la raffigurazione tradizionale di ciascuno dei quattro elementi primari caratterizza la cornice circolare interna di ciascuno dei quattro gioielli. Il colore della pietra apicale dei gioielli corrisponde al colore distintivo del rispettivo Quarto.
Il disegno della catena d’oro di sostegno è uguale per tutti i quattro gioielli e arieggia la foggia tradizionale delle inferriate aquilane.