(A firma di Luisa Stifani) –
Ammontano a 100 miliardi di euro le risorse destinate al Piano nazionale per il Sud, ma questa volta i soldi verranno direttamente gestiti dal Governo centrale e non più dalle Regioni.
Nel Piano per il Sud, la logica alla base degli interventi sull’economia parte dal principio che “la questione meridionale è una questione nazionale e non la somma di questioni regionali”.
Gli sforzi si concentreranno su alcune grandi priorità, come infrastrutture, legalità, ambiente, beni culturali, turismo, istruzione e ricerca, rafforzamento della pubblica amministrazione.
Sarà costituita la Banca del Mezzogiorno, che opererà come creditore di garanzia in collegamento con la Bei appoggiandosi alla rete degli sportelli delle Bcc e delle Poste, diffusi su tutto il territorio meridionale. L’Istituto avrà una fiscalità di vantaggio sul risparmio: i capitali raccolti, se servono per il Mezzogiorno, avranno una mezza aliquota sulla quale calcolare la tassazione.
Diversi i commenti negativi apparsi in questi giorni sulla stampa.
Si teme che sarà un “carrozzone” poco trasparente e molto politicizzato. Si ipotizza addirittura una “bolla creditizia” che nel brevissimo periodo apparentemente gioverà al Sud ma, nel medio e lungo periodo, quando scoppierà, procurerà gravi danni ai cittadini che si troveranno con “imprese fantasma”.