(A firma di Andrea D’Oria) –
A che punto siamo con il Federalismo fiscale? Le proposte che vengono dal Parlamento come Le sembrano?
L’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale, è certamente un passo importante, che riporta le autonomie locali al centro del panorama istituzionale italiano.
La discussione parlamentare ha migliorato il testo originario presentato dal Governo, ma la legge delega deve riempirsi di contenuti che consentano di dare una concreta e comprensibile attuazione al titolo V della Costituzione.
Il federalismo fiscale è evidentemente uno strumento che, se gestito male, rischia di separare il Paese, accentuando diversità economiche e sociali tra i diversi territori. Il principio da perseguire è invece quello del federalismo solidale che, nel quadro generale di forte unità nazionale, consente di avvicinare il legame tra fiscalità locale e investimenti territoriali, attribuendo al cittadino “utente e contribuente” di verificare il rapporto costo – beneficio della gestione degli enti locali e scegliere, attraverso la preferenza elettorale, se premiare o penalizzare la coalizione e il sindaco che ha governato il proprio comune.
Federalismo fiscale significa anche maggiore fiducia negli amministratori locali, i quali vivendo il contatto diretto con i cittadini, hanno la possibilità di rispondere con maggiore efficacia e rapidità, rispetto allo Stato, ai bisogni delle persone, ponendo maggiore attenzione alle fasce sociali più deboli, evitando l’esclusione sociale delle nuove povertà.
È quindi apprezzabile l’avvio del federalismo fiscale, seppure dopo ritardi enormi, ma i contenuti reali e concreti sono tutti da definire.
I Comuni stanno vivendo una difficile realtà e un precario equilibrio: continui tagli ai trasferimenti statali, Decreto Tremonti che ha bloccato le tariffe e le aliquote dei tributi, esenzione ICI per l’abitazione principale, Patto di stabilità. Vista la sua vasta esperienza e conoscenza della Fiscalità Locale, quale consiglio si sente di dare ai Comuni?
Qual è, secondo Lei, la strada giusta da seguire?
La scelta del Governo di sospendere l’autonomia impositiva degli enti locali è, oggettivamente, incomprensibile e addirittura fonte di potenziale contenzioso istituzionale, in quanto l’intervento statale appare come una palese invasione di campo, nei compiti e nelle funzioni attribuite agli enti locali dalla nostra Costituzione.
Peraltro il blocco delle tariffe favorisce i comuni che negli anni passati hanno portato le aliquote e le tariffe ai massimi livelli e, per assurdo, penalizza i comuni più virtuosi che avevano mantenuto una pressione fiscale modesta. Un comune infatti che aveva deliberato l’addizionale Irpef allo 0,5%, rispetto ad un altro comune che aveva fissato l’addizionale allo 0,1%, sarà favorito dal blocco delle tariffe.
Altra anomalia italiana riguarda l’esenzione ICI per l’abitazione principale; a mio avviso l’esenzione non doveva interessare tutti i proprietari di abitazione principale, ma soltanto i proprietari di una sola casa.
L’esenzione attuale infatti favorisce giustamente le fasce sociali più deboli, ma anche coloro che hanno la prima casa di cinque e che, attraverso meccanismi fittizi, fingono la concessione in comodato d’uso gratuito a parenti, ottenendo l’esenzione anche sulla seconda e sulla terza casa.
Questo meccanismo provoca minori risorse agli enti locali, perché l’impegno del Governo a restituire agli enti locali l’integrale minore gettito non è stato rispettato e, come conseguenza, una minore erogazione di servizi pubblici alle fasce sociali più in difficoltà. Se volessimo estremizzare potremmo dire che per ogni seconda o terza casa che non paga l’ICI, rischiamo di vedere eliminare un posto negli asili nido comunali o una integrazione all’affitto.
In questo quadro, in attesa che lo Stato recuperi la doverosa fiducia negli amministratori locali, restituendo loro il diritto-dovere di gestire con equità e buon senso la fiscalità locale, i comuni devono proseguire nella fase del recupero di evasione, facendo emergere chi ancora oggi evade il pagamento dell’ici, della tassa sui rifiuti, dell’imposta sulla pubblicità e della tassa di occupazione suolo pubblico.
Recuperare l’evasione fiscale e allargare la base imponibile, è un atto di serietà amministrativa e di equità fiscale a cui nessuno deve sottrarsi.
A proposito dell’esenzione ICI per l’abitazione principale, non sarebbe stato più semplice e meno macchinoso prevedere, ad esempio, una detrazione irpef anziché una esenzione ICI con il conseguente impatto sui bilanci comunali?
Certamente questa soluzione, peraltro sostenuta dalle associazione delle autonomie locali, avrebbe garantito ai comuni lo stesso gettito fiscale e avrebbe consentito ai contribuenti di detrarre l’imposta pagata nella propria dichiarazione dei redditi, così come oggi avviene per le spese mediche o per gli interessi passivi del mutuo prima casa.
Evidentemente la scelta dell’esenzione assumeva un effetto mediatico più forte e qualcuno ha preferito seguire l’istinto piuttosto che la ragione.
Da anni si sente parlare del passaggio del “Catasto ai Comuni” ovvero del passaggio della gestione delle funzioni catastali dall’Agenzia del Territorio al Comune. Anche se in questi anni sono aumentati i servizi di interscambio dei dati tra Comuni e Agenzia del Territorio, tale passaggio sembra essere un processo senza fine e di lontana attuazione concreta. Cosa ne pensa?
Il passaggio del catasto ai comuni è una riforma che, pure tra tante resistenze, proseguirà perché è la naturale evoluzione della base imponibile della fiscalità immobiliare che, nel progetto di federalismo fiscale, è totalmente delegata agli enti locali.
Il catasto ai comuni consentirà finalmente di unire tutte le informazioni che attengono gli immobili, dalla concessione edilizia alla fine dei lavori, fino all’adeguamento della rendita e della categoria catastale; dal rilascio delle sanatorie edilizie, alle registrazioni in catasto degli immobili sanati con il condono edilizio.
La fiscalità immobiliare sarà quindi la componente più rilevante delle risorse comunali e, a tal proposito, gli uffici entrate e tributi dei comuni dovrebbero già attivare banche dati che siano collegati agli oggetti e non ai soggetti; gli oggetti sono statici, mentre i soggetti d’imposta si spostano ed è più semplice individuare il gettito proveniente da un fabbricato che dal proprietario dello stesso fabbricato, che può vendere o cambiare residenza.
Il percorso di riforma del catasto è partito lentamente e con ritardo, ma il processo è adesso inarrestabile anche grazie alle nuove metodologie informatiche, che facilitano il dialogo degli uffici tecnici.
Il suo gruppo di lavoro gestisce un frequentatissimo sito di fiscalità locale (www.finanzalocale.net). Quali sono le domande più frequenti che fanno i vari Uffici Tributi dei Comuni che vi accedono?
Il nostro sito web è percepito come strumento di lavoro dei responsabili degli uffici tributi italiani, è aggiornato in tempo reale e sono rintracciabili tutte le novità in materia di fiscalità locale degli ultimi dieci anni.
Gli oltre 100.000 accessi annui, sono quindi quasi esclusivamente riferibili ai responsabili degli uffici tributi degli enti locali e le loro domande sono molto tecniche e specifiche, sull’applicazione e sull’interpretazione delle normative fiscali.
La professionalità dei funzionari comunali è infatti fortemente cresciuta negli ultimi anni, grazie ad una formazione costante ed un aggiornamento normativo che è, di fatto, imposto dal legislatore con continue novità operative.
Nel sito non arrivano quindi domande banali, ma sempre pertinenti, in quanto elaborate da persone competenti; diverso è invece il caso del supporto che diamo all’inserto economico del lunedì del Corriere della Sera, in cui arrivano domande dei lettori che spesso hanno difficoltà a districarsi con gli adempimenti ici e nei regolamenti comunali.
Sono due modi diversi di aiutare a comprendere gli approfondimenti normativi a chi deve applicare le norme e a chi vuole rispettare gli adempimenti; talvolta anche chi vuole pagare trova difficoltà e perdite inutili di tempo che una pubblica amministrazione più efficiente potrebbe evitare.
Il federalismo fiscale per essere una riforma “amica” dei cittadini, dovrà anche misurarsi con questi aspetti e semplificare la vita dei contribuenti.