(A firma di .) –

Forse i mercati sono molto più informati dei cittadini italiani ed è di questo che si sta occupando la Federcontribuenti. Sul banco degli imputanti, un lungo elenco di tributi nati negli ultimi cinque anni e che rischia, una volta svelato l’alterino, di far vergognare, finalmente, gli ultimi due governi. Si va dagli studi di settore alla Tares alla Service Tax toccandole tutte, anche il bollo auto e l’Imu.
Negli ultimi due anni la percentuale delle imprese chiuse supera il 32% rispetto al 2009, terribile anno che ha visto iniziare la crisi: 12 mila imprese nel 2012, 10,879 in questi primi 9 mesi del 2013, parliamo di almeno 92mila contribuenti spariti perchè rimasti senza reddito.
«L’Italia rischia di essere fanalino di coda tra le colleghe europee in tema ripresa. – precisa il presidente Paccagnella. La Spagna, grazie a delle riforme reali e non platoniche come quelle di casa nostra, in poco tempo ha risalito la china dei mercati e si appresta a sorpassarci».
Il premier spagnolo non ha temuto di mettersi contro le lobbies e ha agito come una mannaia, tagliando i rami secchi e germogliandone di nuovi. Riforme nel mercato del lavoro, tagli allo spreco pubblico, interventi strutturali e immediati contro le nostre misure a lungo termine che non hanno, di fatto, fermato l’emorragia. I nostri Btp non convincono, soprattutto i mercati bocciano le nostre politiche e i nostri politici, anzi, i nostri mancati governi eletti democraticamente. Diciamoci la verità, i governi Monti e Letta non sono stati espressione di democrazia, sono stati imposti. La spesa pubblica è salita invece di scendere, il mondo del lavoro ristagna, come una palude, i consumi, la forza trainante di ogni Paese, non sono mai stati così bassi. Le entrate tributarie sono in netto calo a dispetto di quanto dichiarato da via XX settembre.
«Hanno alzato il tetto dei tributi in maniera vertiginosa e senza proporzione tra redditi, il risultato è stato devastante e contro producente. Il mercato nero ha guadagnato punti muovendosi nel buco da loro creato, inoltre, è calato il numero dei contribuenti perchè si è alzata la disoccupazione. Per ogni impresa chiusa abbiamo almeno 3 nuovi senza reddito». Mettere e togliere l’Imu è stata una manovra mediatica più che una manovra finanziaria, «l’Irap, stupida e iniqua imposta patrimoniale che va a colpire le imprese in piena recessione andava abolita con formula immediata; bisognava dare battaglia al sistema bancario che con la sua fragilità e sospette ombre ci sta costando un occhio della testa. Insomma, un governo intelligente avrebbe abbassato le tasse per dar respiro ai consumi e salvare le imprese».
Concludendo: «per mantenere i costi e sopratutto gli sprechi, l’impegno della nostra classe dirigente si concentra su dove tassare per poter recuperare le perdite delle mancate entrate. Quando le entrate calano proprio a causa dell’elevata tassazione e di una politica bancaria sterminatrice, tutto questo obbliga alla chiusura le aziende creando disoccupazione. La spesa sociale è stata decimata. Sicurezza, scuola, sanità, tutela delle classi più povere, non è rimasto nulla da tagliare, solo la nostra deficienza intellettuale».(RL)